Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
In anziano impiegato del comune di Tokyo di nome Watanabe, vedovo da decenni e con un figlio maschio sposato ma convivente, addetto alla realizzazione di opere pubbliche, ma da tempo piegato al pigro immobilismo burocratico che vige tra i polverosi uffici comunali invasi da pratiche ormai fuori controllo, scopre suo malgrado di essere afflitto da un cancro allo stomaco.
I medici, considerato come incurabile il male, non gli rivelano la natura maligna della malattia, ma, come da prassi, lo illudono con storielle improbabili inerenti innocui malesseri digestivi.
Consapevole del suo destino funesto, l'uomo, fino a quel momento indefesso risparmiatore, decide che è giunto il momento di godersi lo scampolo di vita che gli resta, in barba ad eredi davvero poco amabili ed altruisti.
Poi però,anche grazie ad una giovane vitale collega, decide che forse è più opportuno operare per fare qualcosa di concreto e che giovi alla comunità. Venutogli in mente un progetto di trasformazione di un campo paludoso in un parco giochi per bambini, opera rimasta irrealizzata perché affogata come tante tra la melma di una ottusa burocrazia, l'uomo si impegna con tutto se stesso far portare a termine il progetto.
Ci riuscirà e spirerà proprio sull'opera compiuta, nella famosa scena dell'altalena che è senz'altro uno dei momenti più toccanti e cruciali dell'intera storia del cinema.
Il suo esempio servirà da monito per l'immobilismo dilagante tra gli uffici comunali, ma l'esaltazione dei colleghi sarà destinata a spegnersi molto presto e il nome di Watanabe destinato a essere completamente destinato all'oblio. Opera meravigliosa di evidente stampo neorealistico, molto consono alle coeve opere dei maestri italiani come De Sica, Vivere, tratto liberamente dalla novella di Tolstoj intitolata La morte di Ivan Il'i?, è uno dei massimi capolavori di Akira Kurosawa e, da una parte, una invettiva marcata e struggente contro la bieca burocrazia fine a se stessa e alla potenza del singolo gesto, che riesce inaspettatamente ad affrontare e debellare minacce od ostacoli a prima vista smisurati.
Ma il film è anche utile ad affrontare tematiche collaterali che fanno riflettere sull'atteggiamento di un mondo della medicina a metà anni '50 molto a disagio ed impotente dinanzi a malattie ancor oggi purtroppo spesso fatali.
E la storia triste di Watanabe fa riflettere sul comportamento dilagante a quei tempi, da un lato se si vuole consolatorio assunto da parte della scienza medica, ma anche molto infingardo e disonesto della stessa nel non volersi assumere l'onere di palesare i termini di una malattia, spacciata per banali malesseri temporanei in nome di un illusione che si rivela un vero e proprio bluff per il povero ignaro malato. Protagonista della drammatica e toccante vicenda è lo straordinario Takashi Shimura, già attore di riferimento in molti capisaldi della carriera cinematografica del grande Kurosawa.
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