Regia di Sam Taylor, Giulio Macchi vedi scheda film
A Montecarlo si incontrano due nobili spiantati di una certa età, il conte Dino e la marchesa Maria. Entrambi, credendosi l'un l'altra ricchi, cominciano una frequentazione dettata meramente dall'opportunità economica; ma l'inganno viene presto a galla e i due devono cambiare obiettivo... anche se nel frattempo sembra essere realmente nato qualcosa tra loro.
Di interessante c'è parecchio, attorno a questo film; cosa che, purtroppo, non può dirsi del film in sé. Montecarlo è una pellicola di modestissimo spessore, girata con buoni mezzi ma ugualmente provvista di poca sostanza; tra le sue attrattive sfodera però un'accoppiata di protagonisti eccellente e irripetibile, quella formata da Vittorio De Sica e Marlene Dietrich. Oltre ai due, poi, compaiono Renato Rascel, Arthur O' Connell, Jane Rose, Clelia Matania, Natalie Trundy, Alberto Rabagliati, Mischa Auer e Carlo Rizzo. Si tratta insomma di una coproduzione italoamericana che sfoggia un budget assolutamente dignitoso per mettere in scena una sorta di Vacanze romane (William Wyler, 1953) monegasco, d'altronde privo di qualsiasi fascino: Montecarlo è un lavoro adeguatamente confezionato che non ha alcunché da mostrare al di là del buon mestiere dei suoi interpreti, con una trama scialba e un andamento assolutamente prevedibile. Per nulla curiosa è la presenza di De Sica ai tavoli da gioco, che notoriamente frequentava spesso anche nella vita reale, ma rimane interessante la sua adesione a un progetto che metteva a nudo questa sua umana debolezza; ciò che rimane di misterioso è invece il credito di Giulio Macchi per la regia (con supervisione di Samuel A. Taylor), altrove attribuita proprio a De Sica. Come è noto, Taylor fu abilissimo sceneggiatore (Wilder e Hitchcock tra i suoi 'clienti' più celebri), ma non diresse mai alcuna pellicola – tranne questa, nella sua edizione statunitense: cosa piuttosto sospetta. D'altronde che il film sia stato diffuso in due diversi montaggi appare chiaro già dei crediti di sceneggiatura, che vedono il soggetto di Taylor, Dino Risi e Marcello Girosi trasformato in copione dallo stesso Taylor, con versione italiana a cura di Ettore Maria Margadonna – qualsiasi cosa significhi (forse sono stati operati degli adattamenti nei dialoghi?). Fotografia di Giuseppe Rotunno, musiche di Renzo Rossellini, montaggio di Mario Serandrei (George White per l'edizione americana): tutte grandi professionalità. 3,5/10.
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