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Allucinazione perversa

Regia di Adrian Lyne vedi scheda film

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La recensione su Allucinazione perversa

di passo8mmridotto
8 stelle

Titolo originale, "Jacob's Ladder". Traduzione letterale: "La scala di Giacobbe".

Apparentemente lontani, tra i due titoli finisce per prevalere quell' "Allucinazione perversa" che Adrian Lyne ha voluto portare sullo schermo sottoforma di un elegante thriller parapsicologico.

Jacob (Tim Robbins) è si uno dei tanti veterani reduci del Vietnam, ma con tanta voglia di lasciarsi alle spalle quella terribile esperienza, della quale porta addosso anche una brutta ferita.

Ha trovato lavoro a New York, come postino, niente di meno gratificante, ma compensato dall'affetto della sua fidanzata Jezebel (Elizabeth Pena).

La sua potrebbe essere una vita normale, ma i ricordi della guerra cominciano a riaffiorare, sotto forma di demoni e di entità mostruose.

Jacob non è disposto a subire gli effetti devastanti di quelle crisi sulla sua mente, e si fa seguire in ospedale da uno psicoterapeuta (Danny Aiello), ma le cose non migliorano, e lui continua a mescolare realtà e autosuggestione.

Nei momenti di lucidità, Jacob cerca di dare alle sue allucinazioni una spiegazione il più possibile razionale, e alla fine riesce a vincere la sua guerra personale: la verità viene da una improvvisa rivelazione, ed è sorprendente e non priva di una morale ineccepibile sulla positività dell'esistenza umana.

La preziosa sceneggiatura, affidata a Bruce Joel Rubin (autore del copione di "Ghost") ha contribuito non poco al successo del film, ispirato al "Libro tibetano dei morti".

Rubin, in quel preciso periodo, era "ossessionato" dalle questioni relative alla vita e alla morte, aveva trascorso molto del suo tempo in India e insegnava meditazione.

Per la parte riguardante le visioni di Jacob sui ricordi della guerra, con i suoi orrori, le sue battaglie e la degenza in ospedale per le ferite riportate, Lyne si è avvalso della collaborazione di Gordon Smith ("Platoon", "Nato il 4 Luglio").

"Allucinazione perversa" ha il merito di avere contrastato ai botteghini, nella stagione in cui è stato presentato, i clamorosi successi di "Ghost" e "Linea mortale".

Forse perchè il film, al di la della crudezza inevitabile dell'argomento, non vuole la vittoria della morte, ma il ritorno alla vita normale, alla sopravvivenza. Vuole l'uomo disperatamente aggrappato all'esistenza, alla ricerca della sua pace.

Il giovane Tim Robbins (a quel tempo aveva 32 anni) è riuscito a soddisfare le esigenze di Lyne, che aveva impiegato un anno alla ricerca del suo Jacob, con una recitazione fluida e convinta, nonostante la fatica fisica ed emozionale richiesta dalla parte molto impegnativa.

"Allucinazione perversa" lascia spazio alla discussione, i pareri possono essere molteplici e visti sotto diverse inquadrature mentali: probabilmente, questa è la provocazione lanciata da Adrian Lyne, la classica pietra che agita la quieta acqua dello stagno.

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