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La leggenda di Narayama

Regia di Keisuke Kinoshita vedi scheda film

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La recensione su La leggenda di Narayama

di steno79
10 stelle

Film tra i più singolari della produzione cinematografica giapponese anni 50, "Narayama bushi-ko" di Keisuke Kinoshita é un'opera umanista che rappresenta senza mezzi termini la crudeltà di certe abitudini come quella di accompagnare sul monte Nara le persone anziane che avessero superato i 70 anni, in attesa di trovare la morte perché ormai inutili per l'economia familiare. Questa trama di carattere drammatico é inserita in una struttura volutamente fiabesca e senza tempo, accentuata dall'estrema stilizzazione della regia che ricorre alle convenzioni del teatro kabuki, alla presenza di un narratore che introduce diverse sequenze con siparietti degni di un musical, e all'accompagnamento ossessivo di uno strumento a corda chiamato Shamisen. La grande attrice giapponese Kinuyo Tanaka, già musa di Mizoguchi e protagonista di alcuni dei suoi capolavori assoluti, interpreta qui l'anziana Orin che ha il coraggio di farsi da parte e accetta di buon grado il viaggio sul Narayama per lasciare la famiglia in condizioni migliori. Il film é girato secondo uno stile eminentemente teatrale in teatro di posa dove tutta la scenografia è palesemente artificiale, eppure la risonanza emotiva non viene mai meno, con il picco nelle scene finali dove il figlio Tatsuhei si dispera nell'abbandonare la madre che viene ricoperta da un'abbondante coltre di neve. Figurativamente azzardato e originale, con una fotografia a colori che gioca su illuminazioni inedite dove i colori acquisiscono valori pittorici rinforzati dall'ampio utilizzo della profondità di campo, il film non risulta mai estetizzante ma unisce alla perfezione la durezza dei contenuti ad una forma di elevato splendore nelle immagini che accompagna in modo singolarmente efficace il calvario della protagonista. È un cinema sperimentale ante-litteram, una requisitoria contro la barbarie di alcune tradizioni che nel finale si riaggancia al presente tramite immagini di una stazione ferroviaria, una pellicola poco accomodante verso lo spettatore che può trasmettere molte emozioni anche a tanti anni di distanza. Direi che può bastare per considerarla uno dei tanti capolavori prodotti dal cinema giapponese in quegli anni 50.

Voto 10/10

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