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Vita di O-Haru, donna galante

Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Vita di O-Haru, donna galante

di port cros
9 stelle

Kenji Mizoguchi punta il dito contro il cinismo e l'ipocrisia di una società che venera solo il denaro, senza porsi la minima remora a sfruttare la disgrazia di una sfortunata ragazza. Messa alla prova dalla vita, Oharu rimane un simbolo di resilienza e di purezza in un mondo di avidità e all'ipocrisia.

 

 

 

 

Nel Giappone del XVII secolo, una vecchia e stanca prostituta prende spunto dai volti delle statue in un tempio per ritornare con la memoria ai volti delle personalità che hanno accompagnato la sua sventurata esistenza. In un lungo flashback scopriamo che in origine Oharu era una giovane di famiglia altolocata rivestente il prestigioso ruolo di cortigiana presso la corte imperiale di Kyoto. La storia d'amore con un servo (Toshiro Mifune, ma francamente non l'avevo riconosciuto), che violava il tabù dell'incolmabile differenza sociale tra i due, trascina la sua intera famiglia in disgrazia: banditi da Corte, inizierà per la giovane una serie di tristi vicissitudini e disillusioni che riveleranno amaramente la crudeltà e la venalità dell'animo umano nei confronti dei più deboli.

 

In quella che pare una sorte beffarda, ma è in realtà un sistema creato per stritolare i deboli, ogni volta che la speranza pare fare capolino, viene inesorabilmente schiacciata da nuove avversità. Oharu viene usata come incubatrice per dare un figlio ad un potente signore e poi messa alle porta senza tante cerimonie quando non serve più, con tanti saluti al suo legittimo desiderio di maternità e speranza di riscatto. Finisce così a fare la prostituta in una casa d'appuntamenti; quando un uomo la vuole riscattare, i tenutari del bordello passano con nauseante ipocrisia dal disprezzo al servilismo, non appena questi rivela di essere in possesso di una notevole somma. In quella società rigidamente classista, la bassa posizione nella scala sociale ti può esporre a qualsiasi sopruso, mentre ai ricchi e potenti si permette di fare il buono e cattivo tempo calpestando gli altri.

 

 

Nonostante la professione disprezzata di prostituta che sarà costretta ad accettare, la sfortunatissima Oharu rimane un simbolo di resilienza e di purezza in un mondo di indifferenza e di corruzione, in cui il senso di umanità deve lasciar spazio all'avidità e all'ipocrisia. Con il sopraggiungere della maturità Oharu si riduce a battere per strada e subisce l'oscena crudeltà di un maestro che la usa per la sua lezione di “morale”, mostrandola come esempio della bassezza degli uomini che hanno il coraggio di accompagnarsi a tale “fantasma” per soddisfare gli impeti della carne, umiliando però molto più lei che non i suoi clienti. Dopo nuove cocenti delusioni, che continuano a funestarla anche dopo il termine del flashback, nel finale l'unica via di sopravvivenza per Oharu è l'abbandono di ogni passione ed aspirazione umana, in primis la speranza, in cambio di un'accettazione buddista dell'ineliminabile sofferenza.

 

 

Risultato immagini per life of o-haru

 

 

Kenji Mizoguchi è spietato nel puntare il dito contro il cinismo e l'ipocrisia di una società che venera solo il denaro, senza porsi la minima remora a sfruttare biecamente la disgrazia di una ragazza. Se un brutale sistema classista è all'origine di gran parte delle sofferenze di Oharu, il regista esprime altresì una chiara denuncia della condizione femminile in una società patriarcale, dove la donna è ridotta a merce di scambio od oggetto di piacere di uomini che sembrano non concepire la sua esistenza in quanto essere umano.

 

Nel narrare il viaggio avvilente della sua protagonista, Mizoguchi evita saggiamente di caricare il materiale già sufficientemente drammatico con uno stile lacrimoso o pietistico. Al contrario, sceglie uno stile pacato e sereno, fatto soprattutto di piani sequenza resi con eleganza formale, gusto pittorico ed organizzazione rigorosa degli spazi scenici. Opta per mantenere una certa distanza dai personaggi privilegiando ai primi piani i campi medi e lunghi. La pellicola ci offre altresì una meravigliosa ricostruzione del Giappone del XVII secolo, con i suoi sontuosi costumi e elaborate acconciature.

Per ovvie ragioni il si film regge sulle spalle della brava protagonista Tanaka Kinuyo, che interpreta Oharu nelle diverse età della vita dall'adolescenza alla maturità, andando dritta la cuore del suo tragico personaggio ed incarnandone umanità e dignità.

 

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