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Non aprite quella porta

Regia di Tobe Hooper vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Non aprite quella porta

di giansnow89
10 stelle

Il più fondativo horror della storia del cinema.

E' un Texas malsano e graveolente quello da cui prende le mosse questo terrificante horror del 1974. Cimiteri profanati, terra brulla, mattatoi maleodoranti, sceriffi ubriachi, autostoppisti pazzoidi sono l'humus ineludibile che rende così spaventoso tutto il resto. Si tratta di circa 35 minuti iniziali che nulla hanno a che fare con il cinema horror, ma che da un lato svolgono la funzione di introdurre lo spettatore in una landa dimenticata da Dio, desolata, arida, ambientazione pressoché ineguagliabile; e dall'altro lato creano un senso di attesa insostenibile, perché lo spettatore sa che dovrà succedere qualcosa e che sarà qualcosa di inimmaginabile, del resto ce lo hanno annunciato all'inizio del film, con pretesa di veridicità. Quei 35 minuti sono il cardine del film, l'immagine di una gioventù viva ed entusiasta (due coppiette e il fratello disabile di Sally) stride terribilmente con una desolazione che la circonda e la soffoca in una rete che si stringe sempre di più. Lo spettatore trascorre l'intera prima parte del film in uno stato di ansia continua, chiedendosi: quando comincerà il delirio? E il delirio infine ha inizio. Il fatto più incredibile di questo horror è che è totalmente insensato. Niente di quello che accade nella seconda parte è riconducibile a un qualsivoglia barlume di razionalità: un gigante ritardato con la maschera, un quasi cadavere incartapecorito che si nutre di sangue come i vampiri, celle frigorifere, deschi demoniaci, ovunque denti, ossa e urla che ti ghiacciano le vene. La tecnica formidabile di Hooper inquadra l'orrore, il vero orrore, nei raccapriccianti primi piani degli occhi strabuzzati di Sally: l'orrore è l'ultimo stadio della negatività dell'anima, trascende il panico e la paura, è il cancello aperto sull'abisso della morte. Gli occhi di Sally vedono la morte, e noi con lei. La stessa fuga di Sally nel bosco non è una fuga verso qualcosa, non prevede una meta finale, ma è una fuga da qualcosa, è una fuga dall'orrore: la differenza non è di poco conto. La vita diventa una condizione di non morte, e non il viceversa. Ma la vita non è forse un soffio di vento nell'eternità del nulla? L'horror non fa altro che annientare gli empiti di immortalità dell'uomo.

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