Regia di Tobe Hooper vedi scheda film
Bella l'invenzione di Tobe Hooper di immergere cinque giovani americani, un po' cittadini un po' eredi dei figli dei fiori, in un incubo agreste a cielo aperto, che sembra impossibile e senza fine. Bella e destabilizzante, perché raramente si era visto un horror ambientato nella tranquillizzante profonda campagna americana (texana, nel caso specifico).
I precedenti di Non aprite quella porta possono individuarsi in Psycho, La notte dei morti viventi e L'ultima casa a sinistra di Wes Craven. Con quest'ultimo film, la vicinanza è data anche dalla cronologia e in qualche modo dal destino dei registi, che all'inizio degli anni Ottanta entreranno nel cinema horror mainstream, spaventando in particolare generazioni e generazioni di giovani, l'uno con Nightmare, l'altro con Poltergeist. Dopo quest'ultimo film, tuttavia, Hooper non è più riuscito, almeno a mio parere, a realizzare opere davvero creative, pur nel crescere dei suoi budget e della sua perizia professionale. Negli anni successivi a Poltergeist, tutto quanto è riuscito a realizzare Hooper è dedicarsi allo sfruttamento intensivo del successo, anche postumo, di Non aprite quella porta. Tanto è vero che il sequel Non aprite quella porta - Parte 2, sempre diretto da Hooper, è una baracconata davvero poco seria. Niente a che vedere, insomma, con questa creazione che ha posto un punto interrogativo grosso come un'ascia sulla profonda provincia americana, come una motosega messa in mano al signore raffigurato da Grant Wood in American Gothic.
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