Regia di Robert Flaherty vedi scheda film
Nanuk è un documentario che conserva la freschezza dell'opera germinativa. Sono tempi in cui il sonoro è ancora da venire eppure qui non se ne sente il bisogno, il candore dei paesaggi e l'essenzialità delle immagini sono sufficienti a rendere l'idea dei suoni della natura. Il vento, lo scalpiccìo dei passi, il ringhio dei "lupi". Con pochi mezzi, tanta buona volontà ed una tecnica comunque buona Flaherty confeziona il prototipo di tutti i documentari a venire, indugiando per lo più sulle scene di vita del buon eschimese ma concedendosi anche qualche sprazzo di poesia (l'immagine del bimbo che usa il genitore come slittino o impara a usare l'arco, è commovente). Lo consiglio, Nanuk, perché fa immergere in un mondo che probabilmente non c'è più, ci mostra in uno specchio primitivo e primordiale, intenti a strappare carne da ossa di animali appena uccisi, a cacciare e pescare con l'uso di pochi ed essenziali strumenti ed a praticare la più alta ingegneria senza bisogno di calcoli o attrezzi; un dente di tricheco è sufficiente a smussare blocchi di ghiaccio, ricavare porte e finestre per l'igloo e persino applicare un blocco riflettore alla sommità per farvi penetrar dentro la luce del sole. Altro che Wild.
Buona.
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