Regia di Robert Flaherty vedi scheda film
"Nanook of the north" di Robert J. Flaherty è un film di importanza storica ed estetica enorme, poiché si ritiene che sia il primo documentario lungometraggio della Storia del cinema nel senso corrente del termine, ma purtroppo la fortuna critica del film e dell'opera di Flaherty in generale ha risentito di alcuni suoi metodi di lavoro non proprio ortodossi che lo portavano a ricostruire appositamente alcuni eventi mostrati nel film e non a cogliere la Realtà stessa nei suoi dati oggettivi e a fissarla in questo modo su pellicola, come vorrebbe il Documentario alla Herzog o alla Wiseman. Il film, della durata di 78 minuti e non 55 come riportano alcune fonti, è una sorta di documentario etnografico sulla vita di questo Nanuk, sulla sua famiglia (ma qui iniziano i problemi, perché i suoi familiari nella pellicola non lo erano anche nella vita), sulle sue attività per la sopravvivenza nel gelido Nord del Canada, sulla Hudson Bay, dalla caccia al tricheco alla pesca agli spostamenti necessari durante l'inverno, con la famosa scena della costruzione di un igloo. Se uno ignora le presunte "falsificazioni" di Flaherty il film funziona ancora benissimo: è girato con un occhio meravigliosamente sensibile ai valori paesaggistici, in cui la composizione figurativa e la disposizione dei personaggi nel frame hanno notevole evidenza, può contare su un ritmo narrativo ancora avvincente ed è soprattutto una testimonianza tutto sommato utile e appassionante sulle abitudini di vita degli Eschimesi, anche se lo spettatore odierno nota qualche forzatura come la scena in cui Nanuk scopre per la prima volta un grammofono, dal sapore almeno parzialmente caricaturale. Dunque io tenderei un pò a sminuire le critiche anche feroci che il film ha attirato nel corso dei decenni trascorsi, dovute ad una presunta concezione "colonialista" del regista e al suo bisogno di ritoccare sullo schermo molti dati empirici e alcune usanze del popolo Eschimese, sia nel vestire che nelle modalità con cui svolgevano la caccia e si nutrivano, trovando il film ancora efficace e valido sotto molti punti di vista, pur non raggiungendo, nel complesso, la genialità e la potenza lirica de "L'Uomo di Aran", suo capolavoro assoluto.
voto 9/10
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