Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Siamo in una fase di stallo del cinema eastwoodiano. Dopo i successi leoniani e quelli sigeliani, Eastwood inizia a dirigere se stesso. É il ’71 di “Play Misty For Me”, e tutto prosegue con alcuni tra i titoli più importanti sia della sua filmografia che della storia di un certo tipo di cinema. Titoli come “Lo Straniero Senza Nome” e “Il Texano dagli Occhi di Ghiaccio”, “Breezy” e soprattutto quel “Bronco Billy” con cui Eastwood, grazie alla critica entusiasta, acquista la cittadinanza tra gli ultimi autori americani. Ma la Warner, la scuderia di Clint da sempre, a parte un breve periodo alla Universal, non sa cosa farsene di un film come “Bronco Billy” che non incassa nulla. Così gli chiede di fare il remake di un film precedente, “Filo da Torcere” che come commedia rocamboesca aveva ben incassato. Eastwood lo fa, solo come attore, ma il successo non sfiora neanche questo film, “Fai Com Ti Pare”. Tra i due film però si situa un classico del prison-movie, “Fuga da Alcatraz”, diretto dall’amico Don Siegel. Per Clint insomma è tempo di bilanci. Dietro di sè ha una carriera di successi legata solo o a persone di fiducia o a solo se stesso. Quando fa film su forzatura della scuderia, il risultato è inferiore. Ecco allora che decide di prendersi il suo spazio autoria e firma “Honkytonk Man”, un altro film che la critica ha amato subito riconfermando la statura autoriale di Clint Eastwood, che nessuno immaginava nei panni di autore.
Ma prima di questo “Honkytonk Man” c’è “Firexfox”. Forse film spartiacque di questo periodo di stallo e di incertezza autoriale. Il film infatti risponde alla nuova svolta epocale che arriva nel cinema con il George Lucas di “Guerre Stellari” del ’75. Pochi anni dopo, nell’80 con “L’Impero Colpisce Ancora” e nell’81 con “I Predatori dell’Arca Perduta”, si dà piede al filone della megaproduzione piena di effetti speciali. Una svolta che ha radicalmente cambiato modo di fare cinema e di interderlo. Basti pensare che fino al primo episodio di “Guerre Stellari” la fantascienza era un genere di serie B, girato con pochi mezzi e artigianalmente, da maestri come Roger Corman su tutti. Ecco che in questo contesto nasce l’idea di “Firefox”, film con nuove prodezze tecnologiche, ed uno dei primi ad essere abbinato ad un videogioco. Siamo nell’82 e Clint Eastwood, uomo di destra, dirige un film reaganiano, però pieno zeppo di ambiguità, che sbiadiscono non di poco l’appartenenza destrosa del film e di Clint stesso. Ogni pattriottismo, come dice il Pezzotta, ha un fondo di cinismo e di amoralismo tali per cui non è facile simpatizzare per un eroe di ferro, emblema dello Stato forte. In “Firefox” Clint Eastwood dipinge il suo personaggio con gli ambigui colori della notte. É un ladro di aerei, e non c’è nulla di lusinghiero in quello che fa. Soltanto che allo spettore medio americano, quel personaggio è invece l’emblema delle virtù repubblicane e americane. Ma Clint fa perdere quello smalto eroico al suo personaggio e con la frase “Mi sento come un ladro in fuga, un vero ladro”, spezza definitivamente l’agiografismo dell’eroe reaganiano. Eastwood regista tornerà a parlare della guerra anche in “Gunny” più avanti in “Flags of Our Fathers”. Questi film hanno la fortuna di appartenere ad un epoca in cui il più grande regista americano gode di pieni poteri produttivi, e il risultato si vede.
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