Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Anche i miti deludono, in ogni filmografia, anche quella dei registi più grandi come dice il buon Stano79, c'è sempre nascosta una pecora nera (o di più), non importa se ti chiami Ford, Hitchcock, Scorsese o Coppola, scavando a fondo essa salta sempre fuori, fanno eccezione in pochissimi come ad esempio Kubrick o Welles, per via dell'esiguità della loro filmografia o Wilder, sia per il numero relativamente limitato di opere girate e sia per lo status divino che gli impediva di girare la merda, purtroppo però gli anni 80' per il cinema USA sono stati un netto regresso rispetto al decennio precedente, facendo vittime illustri tra cui anche Clint Eastwood, che con Firefox - Volpe di Fuoco (1982), gira indubbiamente il suo film peggiore sotto tutti i punti di vista, dove le ragioni della settima arte soccombono alla propaganda Reganiana, proiettata ad affermare la potenza americana nel mondo in tutti gli ambiti dopo la deriva post-Vietnam, alzando il livello dello scontro con l'Unione Sovietica a livelli mai toccati da inizio degli anni 60'.
Eastwood si allinea a ciò ed in questo vi è la sua più grande sconfitta, un uomo si di destra, però mai succube dei superiori e sempre fedele a sè stesso, all'ottavo film in carriera decide di tradire sè stesso e tentare il salto con un blockbuster a tutti gli effetti sia negli intenti che nel budget, ben 21 milioni, il più alto mai impiegato dalla Malpaso, per stare a passo con i tempi, per poi risultare irrimediabilmente stra-datato nel giro di qualche anno e visto oggi un residuato bellico, che puzza di vecchio in almeno metà dei frame.
A 50 anni Eastwood dal dettare le mode, decide di cavalcarle e vendersi come star per un pubblico giovanile, ma oramai i tempi sono cambiati, lui può sempre incassare il giusto, ma oramai il decennio è ad appannaggio di personalità come Schwarznegger e Stallone; i loro fisici pompati più che la recitazione annunciano i nuovi tempi, Eastwood è sempre stato un anti-eroe della frontiera e del poliziesco, diventare il paladino degli USA in una pellicola propagandistica, significa rinnegare il proprio motto di essere fedeli a sè stessi, quindi il fallimento, perchè prima di tutto, l'opera manca di autentica sincerità, quella presente in tutti i film precedenti e qui assente.
C'è poco e nulla dell'attore californiano in questo techno-thiller spionistico, dove è alle prese con un personaggio insulso come quello dell'ex maggiore dell'aereonatica Gant, avente il compito di infiltrarsi in una base sovietica e rubare il "Firefox", un'avanzatissimo aereo super veloce, preciso ed invisibile ai radar; insomma perfetto in tutto, averlo significa essere di nuovo alla pari dei sovietici nei cieli, peccato solo che Gant soffra di disturbi psichici per via del Vietnam (due flashback in croce appiccicati malamente al film e via, fine della loro rilevanza), però l'uomo è indispensabile perchè udite, udite... per pilotare il Firefox bisogna pensare in russo (si ho riso anche quando l'ho rivisto), ed avendo origini sovietiche, lui è l'unico preposto a tale missione.
Le premesse non sono buone per nulla, per tacere della ridicolaggine del pensare russo per guidare l'aereo (la neurologia se ne sbatte delle facoltà linguistiche dell'individuo), però per lo meno nella prima metà abbiamo un discreto B movie spionistico, dove la cappa di terrore nel venir scoperti è papabile, accentuati dalla credibilità conferita dal set di Vienna come ambientazione delle scene in Russia a Mosca, certo, i troppi scambi d'identità rendono il tutto ancor più traballante, ma finchè regge la mano dietro la regia, ci si passa sopra sulla scrittura; purtroppo la cesura a metà dell'opera termina una film e ne fa cominciare un altro terrificante (in senso qualitativo stavolta); dopo che i suoi vari aiutanti hanno volentieri dato la vita per aiutare questo ladro (cit. Pezzotta), Gant s'infiltra nella base militare, dove tra soldati semplici che parlano in russo ed alti ufficiali sovietici che dialogano in inglese, portando il film sempre più a puttane, finalmente arriviamo a lui; si, il pezzo forte del film, il famigerato "Firefox".
Uno giustamente si chiede chissà che cazzo di diavoleria volante avanno inventato i russi per dominare i cieli del mondo, quando finalmente assistiamo alla presentazione con tanto di musica minacciosa ed inquadratura, che sembra uno spot della nuova BMW con tanto di ripresa in circolo in bella vista, praticamente questo Firefox ha il design di un ferro da stiro gigante, a cui hanno appiccicato delle ali ed un motore che pare un condizionatore a ventola; in pratica una roba pronta per lo sfasciacarrozze, più che una macchina letale pronta a dominare i cieli, con tanto di carrozzeria pietosa (sti russi zero fantasia, tutto grigio e pesante, che pizza).
Da qua inizia un lungo e monotono videogame, con effetti speciali che si sono mangiati gran parte del budget a disposizione, ma visti oggi sembrano quelli della grafica di un videogioco cabinato dell'epoca (non scherzo), con questo aereo che zompetta qua e là sullo schermo, non interagendo affatto con l'ambiente (a poco conta l'inquadratura dal basso ad un certo punto, realizzata con un vero aereo) e reso ancor più ridicolo dai dialoghi stile telecronaca in prima persona da parte di un Eastwood all'apice del proprio ego, che si fa i complimenti da solo, ingannando al contempo i ridicoli e macchiettistici sovietici (che continuano a parlare inglese anche tra loro).
Non si può salvare molto in tale film, le ragioni della propaganda sono state il principale movente nella produzione del film, ciò si vede, ma a meno che uno non sia un fanatico pro USA, visto oggi sta roba puzza di cacca lontano un miglio; certo, non ragiunge per fortuna il fotonismo nelle riprese di un Top Gun di Tony Scott (1985), nè l'estetica giocattolo fumettosa di un Rambo 2-3 e nè l'apatia ritmica di un Topaz di Alfred Hitchcock (1968). però alla fine la mela non è caduta molto più lontano da quei film rispetto all'albero, pur restando a tutt'oggi il miglior film di propaganda reganiana, perchè comunque qua e là la regia Eastwood non se la scorda in qualche bel paesaggio o nel mascherare la Russia con riprese fatte in altri luoghi, anche se il risultato di 46 milioni su 21 di budget, fanno capire perchè oggi tale film sia relegato in un angolo oscuro dell'opera Eastwoodiana, d'altronde l'ho visto due volte (e credo mai più in futuro), solo per la sua presenza nel cofanetto Blu-ray dedicato al cineasta.
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