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Si può fare molto con 7 donne

Regia di F.A. King (Fabio Piccioni) vedi scheda film

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La recensione su Si può fare molto con 7 donne

di mm40
2 stelle

Un poliziotto si camuffa da fotografo per rintracciare gli assassini della sua fidanzata. L’indagine lo porta in Egitto, nel mondo delle sfilate di moda.

Dopo un iniziale apprendistato come aiutante fra gli altri di Fulci, Coletti e Carnimeo, Fabio Piccioni debutta dietro la macchina da presa in prima persona con questa specie di spy story confusionaria e chiaramente, orgogliosamente poveristica. Siamo nel 1972 e comincia a essere tardi per inserire il numero 7 nel titolo, tentando di cavalcare l’onda del successo del Grande colpo dei 7 uomini d’oro che Marco Vicario diresse nel 1966 e, soprattutto, qui la trama ‘criminale’ è tutt’altra, è quella classica che ci vede seguire la storia a fianco del ‘buono’ in missione per vendicare un torto subito; contemporaneamente si rileva la moda del titolo più o meno lungo, diciamo lunghetto qui, che spesso e volentieri in quegli anni già di per sé bastava ad acchiappare pubblico. Ma a conti fatti si tratta semplicemente di una sgangherata storia poliziesca che ricalca i canoni dei film sugli agenti segreti (viaggi esotici, bellezze mozzafiato, un’organizzazione nemica misteriosa da sfidare) con una spruzzata rosa che non guasta, anche se dell’erotismo promesso dal titolo (eh sì, tutti i guai spesso cominciano da lì) non c’è nemmeno l’ombra. Il copione è firmato dal produttore Frank Agrama, da Robert Friedman e da John Callighan; l’anonimato anglofono di questi ultimi due nomi lascia supporre che si tratti di pseudonimi, stratagemma che del resto applica anche Piccioni facendosi accreditare sui titoli di testa come F. A. King (“faking”? Se voluto, sarebbe comunque divertente). Ritmo altalenante, qualche bella scazzottata, azione diretta in maniera molto modesta; fra gli interpreti: Richard Harrison, Marcella Michelangeli, Aldo Bufi Landi, Marie Luise Zetha (cioè Marie Louise Sinclair), Gianni Gori. 2,5/10.

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