Regia di Brunello Rondi vedi scheda film
Rondi tenta l'analisi sociologica andando ad indagare in un contesto assolutamente non facile e ancora meno popolare nel cinema: il carcere femminile. Ma non è un nuovo Nella città l'inferno, anche perchè qui non ci sono la Masina e la Magnani a disposizione nel cast (va comunque rilevato che la Tolo se la cava dignitosamente), e la propensione di Rondi alla drammatizzazione, alle scene di violenza (e di nudo) è ben distante dalla sensibilità di un Castellani. Atto di denuncia senza mezzi termini, questo Prigione di donne sfoggia una sceneggiatura con personaggi dalla non eccelsa psicologia a cura dello stesso regista e di Aldo Semerari (citato anche quale 'consulente criminologo alle riprese') e Leila Buongiorno; molto anni settanta, ma di discreto impatto, di Albert Verrecchia dirette da Nicola Samale. 4/10.
Una ragazza viene coinvolta, suo malgrado, in un traffico di stupefacenti: rinchiusa in un carcere femminile conosce la violenza, la sopraffazione ed il desiderio d'evasione che regolano la vita in tale ambiente. Poi, finalmente, una sentenza dichiarerà la sua innocenza, ma per lei sarà dura tornare alla normalità.
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