Regia di Mario Bianchi vedi scheda film
Soggetto e sceneggiatura: Piero Regnoli; fotografia: Pasquale Fanetti; musiche: Carlo Mezzano (mai sentito prima, mai sentito dopo); regia: Mario Bianchi. Non ci si scappa: questo dev'essere un cacolavoro totale. E infatti lo è: Una storia ambigua possiede tutta la fantasia del titolo, tutta la verve della protagonista (una bolsa soubrette ormai prossima alla cinquantina, Minnie Minoprio, da oltre una decade lontana dal cinema - e non per sua scelta), tutta l'ingegnosa originalità delle storie di Regnoli, famoso (meglio: famigerato) per aver scritto pellicole del calibro de Il viziaccio, L'ebreo fascista, Le pene nel ventre o ancora Savana, violenza carnale e Morbosamente vostra: titoli meritevoli di un cineforum della megaditta di Fantozzi. Questo delirio porno soft ambientato in epoca fascista (con tanto di discorso del Duce, a un certo punto, riportato in sottofondo radiofonico come elemento kitsch e contestualizzante) fa sorridere quanto basta per l'ingenuità dell'incedere della trama, e ha comunque il merito di non prendersi eccessivamente sul serio. Accanto alla Minoprio ci sono nomi di scarsa notorietà come Gabriele Gori o Beba Balteano, in quello stesso anno co-protagonisti de La monaca del peccato di Joe D'amato, o Piero Gerlini, da oltre trent'anni caratterista con particine anche nei film di Totò e Franco e Ciccio. L'ennesimo lavoraccio licenziato in fretta e con pochi mezzi (e ancor meno fantasia) da Mario Bianchi. 1/10.
Era fascista. La moglie e la figlia di un gerarca sono due vere sgualdrine. Inguaribili e recidive sgualdrine: si daranno da fare persino con un nipote/cugino.
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