Regia di Massimo Franciosa, Mino Guerrini, Giuliano Montaldo vedi scheda film
Commedia funzionante nel cinema italiano della metà dei Sessanta, ma che quasi mezzo secolo dopo mostra limiti evidenti da ogni lato: la struttura per episodi (che denuncia la mancanza di idee forti), la carenza di grandi nomi (ma Moschin, Salvatori, Ferro, la Rame, Buzzanca bastano comunque), la leggerezza delle storie, che rasenta la barzelletta in tutti e tre i casi. Tre registi alle prime armi (Montaldo aveva girato solo Tiro al piccione, Franciosa aveva un paio di lungometraggi alle spalle, Guerrini addirittura era esordiente) per tre episodi che non dicono nulla, ma sostanzialmente nemmeno falliscono nel loro minimo intento di puro intrattenimento; curioso che Montaldo abbia girato un simile lavoruccio all'interno di una carriera dedicata quasi esclusivamente al cinema 'civile' (Sacco e Vanzetti o L'agnese va a morire, per citare due suoi titoli fra i più noti). 4,5/10.
Tre episodi. Un ingegnere ha una storiella con una cantante alle prime armi: arrivato a casa, scopre che è la ragazza del dispettoso cognato. Un impiegatuccio alle prese con la propria vendetta personale: ma la schedina vincente è uno scherzo. Un siculo sposa una svedese per dimostrare che è di 'mentalità aperta', ma la sua natura non si rinnegherà tanto facilmente.
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