Regia di Massimo Dallamano vedi scheda film
Difficile essere più bastardi dell'ispettore Cliff che fa come minimo il quadruplo, se non quintuplo, gioco, con la conseguenza di produrre una trama pressoché incomprensibile. Di sicuro c'è che in questa coproduzione angloitaliana si spinge molto sul pedale della violenza e del sesso: Stephanie Beacham si mostra generosamente in più pose. Il cast di parte italiana è poco efficace e il tutto ha il sapore della confusione totale, con uno sviluppo poco coerente e particolari addirittura incongruenti (se il protagonista è nato in Sicilia come mai si chiama Cliff Hoyt?). Nonostante questo, il film si fa seguire, soprattutto grazie alla prodigiosa fotografia di Jack Hildyard, che avvicina questo filmetto di Dallamano alle maggiori produzioni internazionali del periodo. Il finale del film somiglia un po' a "Milano calibro 9" di Fernando Di Leo: proprio questo rifuggire dal facile happy ending è uno dei (pochi) punti di forza del film che, se lo si guarda con l'intento di passare un'ora e mezza tra pistolettate e trombate, ha una sua ragion d'essere. Tra gli attori ha un ruolo da protagonista Ivan Rassimov, attore triestino di genitori croati, morto nel 2003, che successivamente dichiarò di essersi sentito inadatto alla parte, in quanto troppo mingherlino; in una parte collaterale si vede Leon Vitali che due anni dopo sarà scelto da Kubrick per recitare la parte di Lord Bullingdon adulto in "Barry Lyndon", e prenderà parte anche all'ultimo film del regista americano, "Eyes Wide Shut".
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