Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Paradossalmente il film più autobiografico di Pupi Avati è anche quello che suona più falso di tutta la sua carriera. La storia, ambientata nel presente, dovrebbe adombrare il rapporto d'amicizia che aveva legato l'allora giovane Avati all'allora giovane Lucio Dalla, musicista jazz di talento. Il film però non coinvolge né dal punto di vista della carriera professionale né da quello sentimentale. I personaggi non sono assolutamente credibili (nonostante la bravura di Santamaria), specialmente i due fratelli Maramotti, riguardo ai quali si deve dire che dopo un po' il tormentone di Dedo sempre nei cessi stufa. Sa di muffa l'idea di abbinare gli eventi della vita dei protagonisti all'avvicinarsi alla Terra delle varie comete, soltanto perché uno dei personaggi (Marcello) oltre che pianista jazz è anche astronomo. L'espediente, poi, della voce narrante fuori campo ha veramente rotto le scatole.
Questo di Avati è un cinema che non dice niente, non emoziona se non il suo ideatore e stupisce anzi che il regista bolognese, autore in passato di opere pregevoli (per me resterà nella storia non fosse altro per "La casa dalle finestre che ridono"), trovi ancora dei finanziatori per le sue boiatelle carineggianti. A mio parere sono film come questi, inutili, senza nulla di nuovo da dire, che fanno male al cinema italiano d'oggi.
Nemmeno troppo carina da giustificare la gelosia sfrenata del protagonista.
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