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The Day After

Regia di Nicholas Meyer vedi scheda film

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Ted_Bundy1979

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La recensione su The Day After

di Ted_Bundy1979
6 stelle

Nicholas Meyer è sempre stato un sottovalutato - se non da coloro all'interno di "Star Trek", della cui saga cinematografica ha diretto due tra i migliori titoli in assoluto, e co-sceneggiato un terzo e ancora migliore-, eppure ha anche scritto dei best Sellers internazionali trasposti al cinema al livello di "Sherlock Holmes: soluzione sette per cento"(da cui Herbert Ross avrebbe tratto il film omonimo,mentre Meyer adattando in sceneggiatura il suo stesso libro venne candidato all'Oscar), e prima di questo almeno un altro film di culto assoluto diretto e sempre co-scritto, tra fantastico e ambientazione vittoriano-steampunk alla H.G.Wells: "L'Uomo venuto dall'impossibile". Era naturale che un Maestro della composizione tra immagini e scrittura come lui potesse trarre il meglio dalla di per sè ottima sceneggiatura di Edward Hume-non esattamente il primo arrivato-, su di un tema già allora stra-affrontato dal cinema americano fin perlomeno dagli anni sessanta, come quello della guerra nucleare, e le sue conseguenze. Tanto da avere appunto coniato uno stesso termine e un numerosissimo filone di titoli, il post-atomico, appunto. Ma quasi nessuno prima aveva cercato di raffigurarlo e con questi risultati, nella maniera più scientificamente possibile realistica e alla ricerca del massimo verismo drammatico, senza rimanere in modo preminente all'interno del cinema di fantascienza avventurosa, come il precedente- e ottimo- "L'Ultima odissea"(Damnation Alley)(1977), Jack Smight, aveva già mostrato, e facendosi vedere ma con serietà il momento estremamente lugubre del lancio dei missili ICBM dai silos sotterranei, e le esplosioni termonucleari che cancellano dalla faccia della terra città come Lawrence e Kansas City,  e Paesi interi. Spesso viene paragonato "The Day After" all'inglese "Threads"(Ipotesi: sopravvivenza) di Mick Jackson, praticamente dello stesso periodo, a favore di quest'ultimo per un maggiore calcare ancora la mano sugli effetti orrorifici e di estrema tragicità fisica, psicologica e materiale sui sopravvissuti a un tale inimmaginabile, evento. Oltre che per un livello di distruzione infrastrutturale e del clima, per alcuni di maggiore aderenza e verosimiglianza. In effetti nel film di Meyer non si parla mai di "inverno nucleare", seguente al depositarsi dei fumi e polveri radioattivi delle esplosioni fin nella troposfera, a coprire i raggi del sole e rendere ben difficile un riprendere fatto salvo di raschiare via i primi 15 cm. di terra,e in tempi poi brevi come si vede, una forma larvata di coltivazioni nel Kansas agricolo sul quale si muovono tutti i protagonisti. A parziale spiegazione di ciò, nel film viene detto che si è stabilità una tregua dai bombardamenti di missili con l'Unione Sovietica, che ha subito ovviamente lo stesso terribile livello di distruzione. E' apprezzabile come qualcuno ha rilevato, il non dare l'informazione su chi sia stato a compiere il "First strike", sempre che come qualcuno dice al discorso del Presidente americano per i ponti radio ancora funzionanti, esso abbia poi una qualche ormai importanza. Non c'è propaganda di parte americana che avrebbe reso insostenibile e minimamente credibile il tutto, in questo film. Nessuna annotazione su "L'Impero del Male" sovietico, come proprio nello stesso anno Reagan avrebbe celebremente coniato l'URSS. Qualche tronfia retorica nel discorso appena menzionato c'è (durante la famosa prima messa in onda della ABC la voce era proprio quella di Reagan imitata, poi sostituita da una non definibile nelle successive messe in onda ed edizioni home video), su un'"America che ha resistito pure a questa suprema, immane prova di distruzione e devastazione, che anche se tutti sono stati toccati nei loro affetti familiari più stretti come pure lui, potrà ancora essere ricostruita da tutti coloro di buona volontà piu forte, migliore e bella di prima. Etc." Certo, come no. D'altronde è il film stesso che a epigrafe e voce finale(nella ottima edizione italiana di Riccardo Cucciolla)ci dice che è stato scelto di non mostrare nemmeno quanto terribile potrebbe davvero essere un evento del genere e a livello di estinzione del genere umano, ma soltanto di aver voluto dare un'idea il più possibile mostrabile, e un monito.

Effetto pienamente ottenuto, grazie anche all'abile- altro che datato/i o poveristici e inefficaci-, effetti speciali nel momento dei bombardamenti nucleari, che giustamente è stato scelto di montare con i veri e famosi filmati sugli effetti di reali detonazioni negli anni '50 e '60. Fino a prova contraria, gli unici documenti su pellicola di una vera esplosione nucleare, quindi più di effetto di qualsiasi finzione possibile, probabilmente anche oggi con il decantato ma superfluamente, digitale.

Molto bella la sequenza citazione di Rossella O'Hara tra la distesa immensa di corpi di soldati sudisti feriti e distesi fuori dalla stazione di Atlanta, quando Steve Guttenberg attraversa in un campo ad allargare, il palazzetto dello sport di basket, con il rettangolo di gioco pieno invaso all'immenso di sopravvissuti assiepati, e molti dilaceri, lamentosi, feriti e moribondi.

E bellissima oltre che dai riferimenti colti, la sequenza del purosangue bianco in fuga nei campi, al fragore e tremore della terra, per il missile balistico intercontinentale che si innalza dagli abissi della terra e dal suo silos sotterraneo, verso la Russia.

Mentre momenti come quello immediatamente successivo di Bibi Besch sotto shock che continua rifiutando cotanto orrore, a rifare il letto della camera al piano superiore, portata qundi in braccio e con un pianto di urla a squarciacuore, dal marito John Cullum nel rifugio ricavato nello scantinato, fanno di questo film uno dei più grandi horror mai realizzati. Se non il più grande sotto una unica, indiscutibile luce. Che a differenza della quasi totalità degli altri titoli rientranti nell'horror, questo è un horror del possibile e non dell'improbabile o del fantastico. Oggi addirittura, forse più che mai. 

La versione televisiva ABC americana originale dura 126'. Quella che uscì nelle sale cinematografiche come italiana ed europee, 121'. Da alcuni anni è riemersa in internet la workprint-quindi dalla bassa qualità video- di circa 165'. Molto vicina dunque al primigenio e originale montato di 180'. Ovviamente quindi con molte scene, raccordi fra i personaggi, effetti nemmeno tutti ultimati, in più. Qualcuno in altre recensioni loda la fotografia cupa e oscura di Gayne Rescher, ma è una caratteristica soltanto della edizione Titanus italiana. Infatti si può facilmente verificare come la versione americana in HD sia luminosa e dai colori molto più brillanti.

 

Ted_Bundy1979

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