Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Jin-a (Lee Ji-eun) è una giovane prostituta che arriva in un piccolo paese dulla costa sudcoreana. Alloggia e vive in un motel dove pratica i suoi servizi sessuali con l'assenso interessato dei gestori, che trattengono parte dei guadagni di Jin-a in cambio di vitto e alloggio. Sono persone povere e tutt'altro che cattive. Il padre (Jang Hang Sun) è un omaccione dall'aspetto burbero ma fondamentalmente buono, la madre (Jeong Hyeong-gi) è una donna abbastanza avida ma non totalmente arida, il figlio Hyun-woo (Ahn Jae-mo) sogna di fare il fotografo e implora continuamente Jin-a di posare nuda per lui. Infine c'è la figlia studentessa Hye-mi (Lee Hae-eun), che nutre per Jin-a un iniziale ostilità, per il disagio di vedere la sua famiglia costretta a speculare sulle prestazioni sessuali di una giovane ragazza e perchè la sua presenza accresce la portata delle sue recondite frustazioni sessuali.
Birdcage Inn - Lee Ji-eun e Lee Hae-eun
"Birdcage Inn" è il terzo lungometraggio di Kim Ki-duk, un film imperniato sulla figura di due ragazze fragili e sole, più vicine emotivamente di quanto le evidenti divergenze caratteriali possono lasciare intendere. Si, perchè l'una vende il suo corpo senza che il proprio aspetto perda nulla del suo originario candore (anticipando in questo la figura successiva della "Samaritana"), con la naturalezza tipica di chi non può fare altro che recitare il ruolo sociale che altri ben più forti di lei hanno deciso di affibbiargli, mentre l'altra si rifiuta di fare sesso prima del matrimonio col suo ragazzo mostrando un ostinazione nel portare avanti questo scopo che somiglia molto a una chiusura preconcetta verso altre porte che si aprono al mondo. C'è dell'altro però oltre l'esplicita evidenza di un corpo che si concede e un altro che resiste, che parla il linguaggio dell'animo e sente i gemiti di dolore quando arrivano. Sono i silenzi rabbiosi e gli occhi traditori, la bugia dell'inganno e la verità di chi sa fingere, l'imbarazzo di dover essere ostile e la necessità di dover apparire accondiscendente, segni evocativi di lancinanti vuoti esistenziali che, come una strada che è già stata delineata nei suoi tratti fondamentali, dovranno necessariamente incontrarsi all'incrocio del reciproco desiderio di contaminarsi. Bella ed emblematica è la sequenza del doppio pedinamento. Inizia prima Hye-mi e poi Jin-a, lungo le stesse strade e dentro gli stessi luoghi, per sancire l'incontro di due solitudini in un un medesimo territorio sentimentale, per avvicinare Hye-mi a Jin-a, azzerando il disprezzo della prima e il disincanto della seconda. L'ostilità si trasforma in affetto e la facilità di condannare in volontà di capire. Hye-mi ha attraversato il guado delle sue ombre ed è arrivata al punto da voler sacrificare la sua verginità per nome e per conto di una bella e salvifica amicizia. In "Birdcage Inn" ci sono già presenti tutti i tratti essenziali della poetica di Kim Ki-duk, imperniata su uno stile che aderisce alla realtà fattuale senza che la poesia per immagini che veste d'incanto il suo cinema intacchi la riflessione "verista" che invece ne connota lo spirito profondamente sociale. I suoi personaggi sembrano sempre accettare le cose che gli capitano con dolente rassegnazione, combattendo in silenzio la loro dignitosa lotta per la sopravvivenza, passando da una situazione drammatica a un'altra gioiosa, dalla più profonda degenerazione morale alla più alta estasi sentimentale con la stessa facile naturalezza con cui lo scenario della vita ci si pone quotidianamente davanti in tutta la sua eterogenea complessità. Le immagini sono più evocative delle parole e gli scarti emotivi non sono meno importanti degli accadimenti concreti nel darci notizie sullo stato di salute della società "occidentalizzata". Come in questo caso, dove sullo sfondo di un ostilità che diventa amicizia per la vita, si delineano le figure di questi maschi reggitori delle sorti sociali del paese i quali, nel momento stesso in cui reprimono la prostituzione, ricercano nel piacere clandestino l'appagamento delle proprie turbe sessuali ("quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie, quella che di notte definisce il prezzo alle tue voglie", cantava De Andrè).
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