Regia di Dwight H. Little vedi scheda film
L’inizio di questo seguito del dimenticabile Anaconda parte abbastanza veloce, e si fa guardare. Poste le assurde premesse con dei dialoghi candidamente esplicativi (c’è un’orchidea nel Borneo che dà l’eterna giovinezza; due rifattone, due fighi, un indio e un nero la vanno a cercare e beccano gli animali del titolo), ci si muove rapidi sul fiume. Poi però prima che arrivino le anaconde del titolo ci vuole un’ora buona, e di quel che accade sulla zattera e nella giungla non importa niente a nessuno. La trovata centrale poi è che se un serpentone fa paura, due ne fanno ancora di più e così via. Il protagonista con la barba medioincolta sembra il finto Indiana Jones della pubblicità di un celebre tonno. Tra i blockbuster che invadono 500 sale italiane contemporaneamente si vede molto di peggio; però alla fine si rimpiange la simpatica serie C del nostro Antonio Margheriti alias Anthony Dawson.
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