Regia di Frank Coraci vedi scheda film
Preparatevi: nel centenario della morte di Jules Verne (il 24 marzo del 1905, ad Amiens, dopo un’integerrima vita borghese, alleviata da un’entusiastica fantasia) sono previsti in uscita almeno quattro film tratti dalle opere di uno degli “inventori della fantascienza”. Il primo dei quattro ad arrivare sui nostri schermi (gli altri sono Viaggio al centro della Terra, Il dottor Ox, Michele Strogoff) è questo Il giro del mondo in 80 giorni. E non ci fa ben sperare. Diretto da Frank Coraci (specialista in commedie con Adam Sandler) e interpretato da un cast quasi all british (Steve Coogan, che è Phileas Fogg, Jim Broadbent, Ewen Bremner, John Cleese), è praticamente un film comico catastrofico con iniezioni di arti marziali, cioè un film di Jackie Chan, che interpreta Passepartout (il cameriere di Phileas Fogg), eletto a vero protagonista. Tutti generi morenti, compresa la comicità acrobatica nella quale si è specializzato Chan e che ha fatto la sua fortuna negli Stati Uniti. Già Il giro del mondo in 80 giorni del 1956 (versione Michael Anderson-David Niven-e soprattutto Mike Tood, il produttore che aveva brevettato il nuovo sistema panoramico Todd-AO) non era travolgente; ma almeno si motivava con la voglia di spazi e di sorprese del declinante pubblico cinematografico. Ma questa, puerile e piatta, non solo non rende giustizia a Verne, ma nemmeno alla pazienza degli spettatori.
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