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Coccodrillo

Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film

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La recensione su Coccodrillo

di EightAndHalf
8 stelle

<<Perché questo vecchio mondo è stato afflitto da un essere come me?>>.

L’uomo istintivo è l’uomo che commette del male ma non lo sa; l’uomo malvagio è l’uomo che commette del male e sa di commetterlo. Al suo esordio Kim dimostra di essere meno immaturo di quanto ci si potrebbe aspettare, e realizza una crudele riflessione sul labile confine fra istinto e sentimento e su un lento processo di civilizzazione costretto a cozzare con il Male degli uomini malvagi. Privo di qualunque tipo di spiritualità orientale, Kim elabora un proprio stile, il cui fascino si basa sull’alternanza di immagini repellenti e assai spinte e di immagini liriche al confine con l’onirico, e nonostante si tratti solo del suo primo film riesce a rendere coerente questo suo stile con il tema trattato, la lenta trasformazione di un uomo (“Coccodrillo”) che da uomo istintivo diventa uomo consapevole, e lo dimostra tramite l’unificazione di una famiglia composta da un ragazzino con il nonno e da una ragazza che, sebbene Coccodrillo abbia stuprato, ha deciso di rimanere in sua compagnia. Sulla riva di un fiume, in prossimità di un ponte, Coccodrillo crea un focolore domestico affidabile e caloroso, in occasione di questo strano passaggio che subito lui non riesce ad elaborare: la scoperta del sentimento da parte di un uomo vissuto nella totale bestialità e in mancanza totale di freni inibitori, fra sesso, violenza e gioco d’azzardo, una bestialità tale che quando per la prima volta la ragazza accetta il rapporto sessuale, lui si allontana insoddisfatto senza far nulla. Ed è un sentimento sincero, quello che lui scopre, un sentimento a cui corrispondono leggiadre e commoventi sequenze subacquee, sincero perché non inquinato dall’oggetto o dalla frivolezza tipica della realtà borghese.

Deciso a salvare sé stesso e in particolare la ragazza, l’uomo scopre che lei nasconde dietro di sé un passato borghese di delusioni amorose, e che nella sua “discesa sociale” insegue un disperato e masochistico cupio dissolvi, di fronte al quale la reazione degli altri tre uomini (compreso il piccolo adulto che è il bambino) è quasi salvifica, ma quasi, perché la società umana, là fuori (anzi, “dentro” le case e “dentro” la pacifica quotidianità) cela malignità e crudeltà, un Male consapevole di sé stesso. Il microscopico processo di civilizzazione, o, ancora meglio, di umanizzazione, che caratterizza il protagonista, non porta purtroppo allo stadio finale dell’evoluzione mentale e sociale, ma sembra costituire un passo precedente alla malignità e alla cattiveria, tali da voler morbosamente associare innocenza e violenza istintiva (in una scena particolarmente brutale e sconvolgente). Lo shock però non è mai provocazione calcolata, e Kim è più interessato ai passaggi interiori che a ciò che avviene nel “fuori” carnale e sanguinolento. Visionaria e consapevole opera prima, necessaria per tutti gli amanti del regista.

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