Regia di Simone Bitton vedi scheda film
Nel 2002 il governo israeliano presieduto da Sharon decide di erigere una “barriera di protezione” che segue in parte la “linea verde” di separazione tra Israele e Palestina, addentrandosi anche all’interno del territorio palestinese. Presentato come difesa contro il terrorismo arabo, è alto 8 metri e, tra fossati e contro-recinzioni, arriva a 50 metri di larghezza. Una volta ultimato, i suoi 500 km costeranno circa 1 miliardo di dollari. Intanto, nel 2004 la Corte Internazionale di Giustizia e l’Onu lo hanno duramente condannato. È “il muro” di cui parla lo stupendo documentario di Simone Bitton (ebrea marocchina residente in Francia, che rivendica la propria etnia ”anfibia“): un resoconto condotto con esemplare coerenza di mezzi, fin dall’inizio, che mostra in tempo reale la costruzione di una parete e dunque la privazione dello spazio. Niente voce off, una sola intervista frontale (al generale Amos Yaron) e invece perlustrazioni nelle zone attraversate dal muro, tra posti di blocco e scettici coloni ebrei. Con l’azzeccata scelta di una sorta di formato panoramico, la regista all’inizio inquadra il muro frontalmente, facendolo sembrare invalicabile; poi lievemente dall’alto, in grandangolo, non più così invincibile. Finché, nell’ultima sobria immagine, diventa quasi speculare al Muro del Pianto. Un’appassionante lezione di stile.
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