Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Veggente psicopatico dei Roaring twenties. Magnate che si è fatto da sé. Latin lover paranoico e possessivo. Imprenditore privato dei cieli. Semplicemente, aviatore. L’aviatore.
Howard Hughes è stato tutto questo e molto altro. Non ci poteva, dunque, essere soggetto migliore per un film di Hollywood (e per M.Scorsese, avvezzo all’uso di grandi budget, per grandi film). Perché di grande film - a mio avviso - si tratta.
Non so come si possa pensare (e dire) che questo film non trasmette autentiche e coinvolgenti emozioni. Non trasmette passione. Non trasmette l'adrenalina - e l’ossessione (ndr) - che divora la vita di Hughes (FilmTV).
Ma come? Di Caprio dà anima e corpo per effondere l’aura di genialità e di follia che circonda la leggenda di questo strano figuro. Logora l’integrità fisica sua e del suo personaggio pur di rendere appieno tutta la sua complessità. Pur di allontanare qualsiasi ombra di ridicolo e di grottesco (che pure non sparirà mai del tutto) da un personaggio platealmente border-line; pur di dare vita ad un uomo vero, unico e incompreso.
Come, un tale impegno, può lasciare indifferenti?
Un impegno diretto, peraltro, con grandissimo maestria da quel granduomo di Scorsese. Un impegno al servizio di un sceneggiatura formalmente impeccabile (che costeggia, senza mai valicare, il limite dell’affettazione). Un impegno incastonato in un progetto tecnico-artistico ambiziosissimo e ben riuscito (5 Oscar “tecnici” - tranne uno - stra-meritati e molti altri sfuggiti per un soffio).
Ricapitolando: soggetto curioso, messa in scena superba, partecipazione registica e attoriale più che all’altezza.
Si vola decisamente ad alta quota.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta