Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Il difetto più grave di questo film biografico è la totale assenza di pathos, in qualunque declinazione lo si voglia intendere. E non può non rammaricare il constatare quanto siano malamente dilapidate una regia altrove sempre sapiente e soprattutto le prestanti interpretazioni dei due attori principali, che sono in forma smagliante. Riesce a deludere le aspettative, nonostante le sue ragguardevoli potenzialità.
A nulla è valso e nulla può il sorprendente impegno dimostrato da Leonardo DiCaprio nell'aver successo e nel delineare così, in maniera assolutamente credibile, il profilo della figura di Howard Hughes da lui impersonato. Lo spettatore, infatti, non viene mai obbligato o posto nelle condizioni di scegliere, prendere posizione convintamente. Se amare oppure odiare il protagonista. Non si entra mai in sintonia con lui né, al contrario, si giunge a detestarlo. Ci si limita ad osservarlo da lontano, distaccati, anzi desiderosi di abbandonarlo nell'apatia e nell'anonimato che lo circonda. Dispiace vedere oppressa in quel modo una solida recitazione. Di contro, entra in scena come un raggio di Sole un'eccellente Cate Blanchett (Katharine Hepburn), una boccata d'ossigeno che non viene soffocata, per fortuna, dai limiti di scrittura del personaggio. L'attrice sa bene come brillare di luce propria e, infatti, si cala alla perfezione nel ruolo, quasi meglio dell'originale. Un talento che è difficile da annullare e che è invece sovente in grado di rendere godibile praticamente qualunque film. Ma bando all'ottimismo: la sua presenza sarà assai limitata (in rapporto al totale), purtroppo.
Dunque mi trovo costretto a non poterne consigliare la visione. A causa della sua anima accidiosa, eccessivamente parca nell'elargire passione (d'amore in particolare), appena accennando in pochi, fugaci e fortunati istanti una lieve tensione emotiva, che in ogni caso si rivela insufficiente a destare la necessaria commozione. Sarebbe bastata una qualsivoglia dose di liricità e probabilmente sarei riuscito a promuoverlo a tre stelle. Nonostante l'eccessiva ed estenuante durata, perché a mio avviso ha almeno trenta minuti di troppo. Che peraltro coincidono all'incirca con l'entità delle scene finali cui non ho mai avuto il piacere d'assistere, essendomi addormentato ben prima dell'epilogo e non avendo per nulla avvertito in me la curiosità di recuperare e rimediare a tale lacuna.
Howard Hughes, appena ventenne, decide di usare la fortuna ereditata dal padre per girare un film sulla Prima Guerra Mondiale, Angeli dell'Inferno. Sfidando il sistema Hollywoodiano come produttore indipendente, Hughes realizza uno straordinario kolossal con il budget più grande della storia, che ancora oggi stupisce per la grandiosità delle sequenze aeree di cui fu lui stesso protagonista, e diventa celebre. Dopo aver fondato la Hughes Aircraft Company e aver infranto tutti i record di velocità, Hughes diventa il pilota più famoso d'America dopo Charles Lindbergh...
Secondo me, Howard Shore ha composto di meglio. Non che le musiche non siano adatte. Solo, non sono toccanti come avrebbero dovuto essere. Il momento più memorabile è nell'udire l'orchestra eseguire la Fuga di Bach.
Era davvero così impossibile il rendere più interessante e coinvolgente questa biografia di Howard Hughes?
Il suo valore e la sua competenza non sono in discussione, malgrado questa non si possa considerare un'opera riuscita.
Un ottimo Howard Hughes. Indubbiamente è fra le sue prove più mature.
Una straordinaria Katharine Hepburn. Ella si conferma una vera stella del firmamento.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta