Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Reduce dal fiasco ai botteghini di Gangs of New York, Scorsese torna alla carica con un film ambizioso, lungo quasi tre ore, in cui racconta una parte della lunga epopesa di Howard Hughes (quella tra l'inizio degli anni trenta e la fine degli anni quaranta del Novecento). Hughes era un magnate della finanza, diventato ricchissimo fin da giovane grazie al petrolio, padrone di una compagnia aerea, megalomane come pochi, eccentrico, iracondo, anticomunista, produttore di film come Scarface, che fecero epoca, e regista di altri di cui restano nella memoria più le travagliate vicende realizzative che i film veri e propri (ne girò due: Gli angeli dell'inferno e Il tuo corpo mi scalderà). Con grande dispendio di mezzi, le scenografie sontuose e perfette nella ricostruzione d'epoca di Dante Ferretti, Scorsese racconta i tic, le bizzarrie, gli amori (ebbe relazioni con le grandi dive dell'epoca, da Catherine Hepburn a Jane Harlow e Ava Gadner), le manie igieniste che lo portarono ripetutamente in una condizione di isolamento claustrofobico, le vicende giudiziarie (la sua TWA fece una concorrenza feroce alla Pan Am) e, più di ogni altra cosa, l'incontenibile ambizione nel progettare sempre nuovi aerei. Lo stile del regista italoamericano si rivela in tutta la sua grandezza, mettendo a segno molte scene memorabili (su tutte, quella in cui lo stesso Hughes precipita su una zona abitata a bordo di un gigantesco velivolo). Manca un pizzico di cuore in più, in un film che rasenta la perfezione formale. 5 Oscar (su 11 nomination): miglior attrice non protagonista (Cate Blanchett, irritante nella parte di Katherine Hepburn: un premio davvero inspiegabile), migliori scenografie, miglior fotografia, migliori costumi e miglior montaggio. Il film ha anche vinto 3 Golden Globe: miglior film drammatico, miglior colonna sonora e miglior attore protagonista a uno straordinario Leonardo Di Caprio, che non lesina qualche vezzo che ricorda il grandissimo Robert De Niro. Soggetto e sceneggiatura sono di John Logan.
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