Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Vita, morte e (quasi) miracoli del miliardario Howard Hughes: il cinema, le donne, gli aerei e le altre sue passioni, vissute sempre in modo estremo (emblematica la decisione di rifare da capo il già costosissimo Angeli dell’inferno, per adeguarlo alla nuova tecnologia sonora), fino a oltrepassare il limite fra stranezza e vera e propria follia. L’abilità mimetica degli interpreti è impressionante (oltre a DiCaprio, un plauso soprattutto a Cate Blanchett-Katharine Hepburn), e posso capire che la confezione sontuosa susciti accuse di formalismo; ma non condivido l’opinione di Emanuela Martini, secondo cui il film “non ha cuore, non ha dolore”: al contrario mi ha fatto appassionare, e lo dice uno che non ha mai idolatrato Scorsese. Una scena su tutte: dopo l’incidente, ai soccorritori Hughes si qualifica semplicemente “sono un aviatore”; ecco, forse era quella la sua Rosebud (che poi si corra il rischio di far apparire simpatico un delinquente, beh, è un altro discorso).
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