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The Aviator

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su The Aviator

di BobtheHeat
4 stelle

Un anziano spettatore seduto accanto a me, alla fine del primo tempo, mentre alcuni abbandonavano addirittura definitivamente la sala, si chiedeva sconsolatamente: e questo sarebbe un grande film? Un film da candidare a 11 premi oscar? Buona parte della critica non credo riuscira’ a porsi con tanta semplicita’ ed onesta’ davanti all’attesissimo ma deludente “The Aviator”. Perche’ e’ difficile non lasciarsi condizionare dal nome e dalla fama di cui gode (giustamente) da decenni Martin Scorsese. Ma proprio perche’ da lui ci si aspetta sempre qualcosa di speciale, e’ doveroso riconoscere (tristemente) che “The Aviator” e’ un grande film solo nella sua super produzione, nella maestosita’ delle sue splendide scenografie, opera di quello straordinario artista che e’ Dante Ferretti. Lui si, meriterebbe quell’oscar che gia’ piu’ volte gli e’ stato “scippato” in passato. La minuziosa e spettacolare ricostruzione di locali leggendari come il “Cocoanut Grove”, delle strade e delle macchine d’epoca, per non parlare della cura maniacale nel ricreare in ogni dettaglio i numerosi modelli d’aeroplano che via via si vedono nel corso del film, non puo’ infatti non suscitare ammirazione. La ricostruzione d’epoca, anche per merito dei bellissimi costumi di Sandy Powell, e’ molto piu’ che accurata. Peccato che Scorsese non riesca ad andare oltre tutto cio’, finendo per filmare quello che per molti versi e’ uno dei suoi film piu’ incolori, certamente uno dei suoi meno personali e minori. Non c’e’ traccia in tutto il film del suo stile fiammeggiante, di quel suo modo particolare di inquadrare, dei suoi famosi e virtuosi piani sequenza. Come un qualsiasi discreto mestierante di Hollywood, si limita a descrivere, illustrare fedelmente ma freddamente, insomma a documentare e niente piu’.Il racconto non ha quasi mai il giusto ritmo, procede per episodi in modo altalenante e superficiale, soffermandosi pesantemente troppo sulle fobie igieniste che avrebbero portato poi alla follia il protagonista, (interpretato con la giusta spavalderia e con sincera sofferenza da un bravo Di Caprio), e causa un montaggio farraginoso ( e questa non e’ una novita’, ma una note dolente che si ripete da Casino’ in avanti, gli anni passano anche per la vecchia e fedele Thelma,nominata comunque sorprendentemente anch’essa agli oscar…) finisce per stancare sin da subito, tanto che la fine del film arriva come una vera liberazione. Come gia’ in “Gangs of New York” Scorsese si e’ trovato davanti a se’ troppo materiale, troppe cose da raccontare. Pur scegliendo un arco di tempo ben definito, dalla fine degli anni ‘20 alla fine degli anni ‘40, il personaggio di Howard Hughes, magnate del petrolio prima e dell’aviazione poi, audace aviatore, seduttore e maniacale testardo regista/produttore cinematografico, si e’ dimostrato troppo ostico per lui. Dispiace vedere descritto cosi’ frettolosamente soprattutto il mondo del cinema dell’epoca, fatto di divi forse inarrivabili. Fatta eccezione in parte per la descrizione della relazione tra Hughes e Katharine Hepburn,( reinventata in modo tecnicamente ineccepibile da Cate Blanchett), il modo superficiale in cui Scorsese si sofferma su quel mondo dorato e’ sconcertante.Anche per via di un casting “commerciale” (G.Stefani nel ruolo di Jane Harlow…regala al pari di J.Law/E.Flynn poco piu’ che due fastidiosi sorrisini) o comunque sbagliato (K.Beckinsale e’ completamente fuori ruolo per impersonare la spigolosa “femme fatale” Ava Gardner, e se poi e’ costretta a ripetere nelle sue brevi e dimenticabili scene solamente risibili frasi come "non ti preoccupare baby…ci sono io baby…"la situazione non puo’ che peggiorare). Le cose vanno un po’ meglio sul lato dello Hughes
coraggioso e sognatore imprenditore, per merito delle buone prove dei suoi antagonisti Alec Baldwin e Alan Alda, che rsultano chiaramente delle scelte piu’ felici anche se troppo cinematografiche e caricaturali.
Insomma dispiace dirlo ma “The Aviator” e’ un film che non vola proprio da nessuna parte. E’ un aereo magari anche bello luccicante, ma che si avvita su se stesso senza mai riuscire a prendere quota e che precipita a terra pesantemente e insorabilmente. Se il pilota Scorsese riuscira’ ad atterrare sull’Oscar, sara’ solo per merito dei suoi veri capolavori del passato. Un passato tristemente sempre piu’ lontano.

Sulla colonna sonora

Assolutamente incolore

Su John C. Reilly

Completamente (colpevolmente) inutilizzato o quasi.

Su Martin Scorsese

Come detto una delle sue regie meno personali. Dove e' finita l'energia e la brillantezza di Taxi Driver e Toro Scatenato, dove sono i virtuosismi e la capacita' di raccontare di Quei bravi ragazzi e L'eta' dell'innocenza ?

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