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Tokyo Godfathers

Regia di Satoshi Kon vedi scheda film

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La recensione su Tokyo Godfathers

di obyone
8 stelle

 

Vigilia di Natale. Un trio di clochard (Han, Gin e Miyuki) partecipa alla Messa solenne della Natività. L'occasione è buona per rimediare una ciotola di zuppa calda. Le vie di Tokyo sono imbiancate dalla neve ed il fiato congela appena esce dalla bocca. Imperativo è scaldarsi per non morire assiderati la notte in cui il primo vagito del Bambinello scalda il cuore dei popoli... E quello della signorina Han per primo... proprio lei crede di sentire il pianto di un bebè mentre rovista nel pattume della capitale alla ricerca di qualcosa di utile per sé. Quello che sente non è certo Gesú bambino ma di sicuro è il richiamo disperato di un trovatello. La signorina Han non ha dubbi: la bambina trovata tra le sportine di plastica è un segno del divino. Un dono che Dio ha fatto a lei, personalmente, per esaudire il suo travagliato sogno di maternità. Quel fagottino è suo: la signorina Han ha tutte le intenzioni di tenerselo. Ben altro parere hanno i due compagni, Gin e Miyuki, per i quali la faccenda è una rogna e la signorina è solo una checca isterica che non ha, minimamente, idea di cosa significhi nutrire, cullare, cambiare pannolini maleodoranti. La mediazione spesso è l'unica via da imboccare così i tre compagni di ventura arrivano al compromesso di tenere la bimba fino al giorno seguente e poi consegnarla alla polizia. La "donna", però, riesce ad imporre il sogno alla realtà, così convince gli amici a consegnare la bimba alla madre solamente. La ricerca del genitore diviene viaggio ed il viaggio diventa crescita e ritrovamento della dignità smarrita per ciascuno dei tre protagonisti.

 

 

Scritto, sceneggiato e diretto da Satoshi Kon il film è una divertente, irriverente e sconclusionata versione dell'opera "Three Godfathers" del 1913 che ebbe parecchie trasposizioni cinematografiche, tra cui due curate da John Ford. Il regista giapponese mantiene il messaggio di fondo, modificandone radicalmente il contesto. Kon sposta l'azione a Tokyo e, tra una miriade di imprevisti e colpi di scena, si prende gioco di tutto ciò che rappresenta il Giappone. Quel che preme sottolineare della versione di Satoshi Kon è la presenza di personaggi che occupano la scena con disinvoltura e ironia sfoderando caratteri e personalità ben delineati che nascondono dietro una scorza dura un'imprevedibile umanità. La signorina Han è un'ex drag queen e sogna di essere madre a tutti gli effetti mantenendo un atteggiamento positivo nonostante slanci melodrammatici ed un carattere bizzoso. Gin è un ubriacone indefesso che si è inventato una storia da ex campione della bicicletta per sopravvivere ai propri fallimenti familiari. Miyuki è una ragazzina confusa scappata dal padre poliziotto e priva del coraggio di tornare a casa. Tre personaggi, tre solitudini rappresentate attraverso un tratto di matita spigoloso, come il loro carattere, ed imprevedibile come un'angelica apparizione od una brezza di vento celeste. In questo lungometraggio Satoshi Kon tratta con ironia i mali che affliggono la società giapponese (la yakuza, l'immigrazione, la povertà) e quelli che affliggono l'anima di individui sempre più egocentrici ed isolati in se stessi. Accoglienza, pietà e perdono sono umane aspirazioni che i personaggi di Kon accolgono con spensieratezza dimostrando che il calore umano può albergare in uno scatolone di carta come in un postribolo o tra i rifiuti di una qualsiasi Betlemme moderna e tecnologica.

Se desiderate approfittare delle feste imminenti per godervi un film di Natale non varcate l'Atlantico alla ricerca della solita piatta commediola americana. Quello che la festa del Natale condensa all'interno del suo essere lo troverete ben più lontano, ad oriente, in un paese che non ha certo una grande tradizione di cristianesimo. È proprio questo aspetto a rendere il film di Satoshi Kon ancora più incredibile, sorprendente e genuinamente natalizio.

A tutti Buon Natale.

 

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