Regia di Roberto Faenza vedi scheda film
Alla luce del sole è un'opera contraddittoriamente in bilico fra tv e cinema, a partire dal protagonista, l'ottimo Luca Zingaretti, noto al grande pubblico come commissario Montalbano dell'omonima serie Rai. E proprio la Rai, con il contributo Mibac, è fra i finanziatori di questo film, nel quale non mancano interpreti discutibili - in termini di recitazione - nei ruoli minori e insipidi in quelli di contorno al protagonista (altra lettura della pellicola in chiave televisiva). Eppure Alla luce del sole funziona proprio per la forza del suo interprete e del relativo personaggio, caricato nella sceneggiatura (dello stesso regista) di una potenza espressiva che va parecchio al di là dei consueti mezzi (spettacolari, roboanti, incisivi nell'immediato) del piccolo schermo: basti osservare l'ammirevole finale, nel quale il delitto di don Puglisi si compie silenziosamente e in maniera ellittica rispetto alla diegesi, per capire meglio cosa si intende. E questa ellissi è ben rimarcata dal tema sui titoli di coda, quell'Eclisse twist di Fusco (l'originale era però cantata da Mina: qui è riproposta in versione strumentale) che commentava il film omonimo di Antonioni del 1962. La parabola di don Puglisi può quindi essere vista a tutti gli effetti come un'eclisse che ripara i bambini del quartiere Brancaccio dal potere mafioso, un fenomeno naturale in fondo, come naturale è la necessità di ribellarsi - e in questo caso di farlo a voce alta - contro l'ingiustizia, la violenza, la prevaricazione e il terrore diffusi dalla malavita organizzata (e questo, chiaramente, non solo a Palermo, non solo in Sicilia). E anche se lo spettro della fiction aleggia sempre su questa pellicola, Don Puglisi, eroe moderno, verrà ricordato anche grazie al film di Faenza: un merito civile non da poco. 6/10.
Nel quartiere palermitano di Brancaccio, nei primi anni '90, il parroco don Puglisi tenta in ogni modo di portare i bambini fuori dalla sfera d'influenza della mafia. Verrà assassinato.
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