Regia di Roberto Faenza vedi scheda film
Partiamo dalla scena più sconvolgente del film: il corpo a terra di Don Pino Puglisi nella piazzetta del quartiere di Brancaccio, su cui batte il sole rovente del settembre siciliano, sotto gli occhi delle solite tre scimmiette. E la suorina che corre verso di lui. La speranza che muore. A disegnare il personaggio principale di questo onesto film biografico è uno splendido e straziante Luca Zingaretti, finalmente ricompensato con un ruolo degno della sua bravura. La parabola umana che Don Pino visse nei primi anni novanta in quel di Brancaccio ha una valenza civile importantissima: questo parroco fuori dai canoni cercava di salvare i ragazzini destinati alla mafia per dare loro una prospettiva di vita più umana. Rompeva le scatole, questo Don Pino (emblematica la scena della processione boicottata), e andava fatto fuori. Troppe azioni estreme, troppo interesse verso quei ragazzetti, troppa voglia di cambiare l’immutabile. Roberto Faenza ci porta nella Sicilia più profonda e cruda e realizza una delle sue opere più mature e stilisticamente migliori, un asciutto ed essenziale ritratto umano e civile che ben si inserisce nella tradizione più intelligente del filone antimafia del nostro cinema. Ed è anche un film contro i poteri forti, dalla parte degli ultimi e degli umili, sia nell’ovvia condanna del potere mafioso ma anche nella più sottile ed insinuante critica alla Chiesa che si rifiuta di aiutare il coraggioso sacerdote. Molte scene rimangono impresse (il prologo con lo sbranamento tra i cani, la messa allestita fuori dalla chiesa, il drammatico suicidio di un figlio di un mafioso), su tutte la grande prova del già citato Zingaretti. Musiche etniche di Andrea Guerra ben inserite nel contesto.
Musiche etniche di Andrea Guerra ben inserite nel contesto.
Voto: 8.
Molto bravo.
Brava brava.
Splendido e straziante, una grande prova di maturità interpretativa.
Realizza una delle sue opere più mature e stilisticamente migliori, un asciutto ed essenziale ritratto umano e civile che ben si inserisce nella tradizione più intelligente del filone antimafia del nostro cinema.
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