Regia di Roberto Faenza vedi scheda film
Quella faccia granitica, ludica all'occorenza, rotondo, occhi profondi. Luca Zingaretti ha il physique du role dell' antieroe italiano, bontà sfumata e talvolta deviata, sempre in virtù del "gioco" registico, anche dallo stesso Faenza per il suo ultimo film. Con qualche accorgimento un po' posticcio interpreta ora anche Don Pino Puglisi, ostinato riformatore dello staterello nello stato, della giustizia nell'anarchia omicida della Sicilia di quegli anni. Erano i primi anni '90, e la fotografia prova a restituirceli. Ci si arrischia verso il popolar demagogico enfatico, si rischia, anche per quella bella ed eccessiva musica del professionista Andrea Guerra. Eppure non ci si inabissa mai, neppure nei momenti di maggiore pathos, neppure quando la lotta e la denuncia sembrano accatastarsi in grida disperate, e sterili. Tutto questo forse grazie a quella splendida attitudine cine-televisiva al racconto, racconto puntuale, mirato, apparentemente scevro di ideologie eppure carico di politica nel senso più nobile della parola. Come il resoconto di Blunotte, che di Pino Puglisi 'o parrino parlò, la sceneggiatura di Faenza è descrittiva e insidiosa. Qualche accenno mancato nei comprimari recupera la credibilità in quell'ambiente scarnificato, assolato, portatore di un cinema verità incalzante
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