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Alla luce del sole

Regia di Roberto Faenza vedi scheda film

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La recensione su Alla luce del sole

di lamettrie
9 stelle

Un gran bel film sull’educazione e sulla mafia. Meriterebbe 8 per la fattura e 10 per l’efficacia del messaggio, che poi semplicemente veicola le gesta di un gigante come don Pino Puglisi; ma ha anche il merito di farne da cassa di risonanza, dal momento che purtroppo le nobili virtù di quest’uomo sono state oscurate dalla classe dirigente economica che detiene il monopolio tanto della politica quanto dei mass media. Infatti, per costoro gli eroi per l’uguaglianza sono un problema, mentre la mafia rappresenta decisamente un problema inferiore.

Il coraggio del protagonista è reso in modo splendido, anche grazia all’interpretazione di Zingaretti. Non scade mai nell’agiografia. Non può essere un prodotto ad uso e consumo della Chiesa cattolica, in quanto attacca la mafia, con cui la Chiesa, come classe dirigente, è stata sempre più concorde che avversaria. Mostra i meriti di un prete, che per essere tale deve denunziare apertamente le iniquità del mondo, indipendentemente dai rischi cui va incontro. Modalità gandhiana ma anche cristiana, che spesso però i cristiani hanno tradito. Non Puglisi, che infatti è il primo “martire” cristiano per mano della mafia. Del resto, c’è voluto l’arrivo del papa argentino per riconoscerne tale merito, cristiano e umano. Infatti tale pontefice è uno dei più contestati dall’interno, nella storia della Chiesa.

Da Faenza non ci si poteva aspettare un’opera condizionata dall’obbligo della falsità, in nome del politically correct, che poi è quasi sempre un compromesso in favore dei potenti e ricchi iniqui, al solo fine di non compromettere la propria carriera.

Il film mostra la mafia per quello che è: si è imposta con la violenza come unico mezzo per “dare pane e lavoro” ai poveri, che non avrebbero alternative. Ma le alternative ci sono: basta non creare una società retta da ricchi ladri. Come l’Italia è ed è stata (e purtroppo continuerà ad essere?). L’omertà, l’appoggio maggioritario tacito a tali criminali è reso splendidamente, da tanti dettagli silenziosi, in un soggetto e una sceneggiatoria che sono farina del sacco di Faenza, in gran parte.

Splendida è la focalizzazione sulla questione educativa. Il nulla morale, che è anticamera di disperazione, dunque di scelte dal fiato corto (in favore della delinquenza, anche se questa peggiorerà l’esistenza di chi le attua, complessivamente parlando, anche se la migliorerà per aspetti fondamentali quanto minoritari come quelli economici), è evidente nella sin troppo esplicita scena iniziale: i gatti vivi dati in pasto dagli undicenni ai cani che poi combatteranno, è terrificante. Così come la scena successiva, del combattimento tra cani per le scommesse illegali, culminata nel decesso di un cane poi buttato con disinvoltura dagli stessi preadolescenti (bambini?) nella calce di un cantiere che occulterà tutto.

L’esigenza dell’aiuto educativo è resa in modo straordinario: se c’è stato, la vita di chi ha fruito di tale aiuto è migliorata poiché è più felice, per ciò che più conta; se non c’è stato, la vita di chi non ne ha potuto fruire è peggiorata poiché è più triste, per ciò che più conta. La proporzionalità diretta, (pur difficilmente distinguibile nell’immediato, ma chiaramente distinguibile sulla lunga distanza, e sulle cose davvero importanti) è chiarissima: tra stimolo educativo colmo d’affetto disinteressato da una parte, e maggior felicità, dall’altra parte, di chi riceve tale stimolo gratuitamente. Una felicità che costui non avrebbe avuto, se non avesse avuto la fortuna di ricevere tale stimolo.

Quindi tali stimoli alla felicità devono venire da educatori, insegnanti e psicologi pagati dallo stato, oltre che da volontari. Solo così, infatti, il diritto di tali stimoli è dato ugualmente a tutti, e nessuno può dire di esserne stato privato a causa della sfortuna. Sfortuna che sarebbe quella di non avere avuto vicino educatori volontari capaci in tal senso. Ciò che fa il volontario non è destinato a tutti allo stesso modo; ciò che educativamente fa lo stato deve avere tutti come destinatari.

Poi non si può dimenticare il grande, consenziente rapporto che la Democrazia cristiana ebbe con la mafia, così come in generale i politici che avevano bisogno dei voti dei mafiosi, senza i quali non avrebbero avuto il potere che anelavano.  Faenza ha il merito di non oscurarlo, come quasi sempre invece è avvenuto.

Questo film sciorina una indimenticabile galleria umana. Specialmente di minorenni.    

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