Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
Libera rappresenta un'italiana (o un italiano) ideale, fiera antifascista e al tempo stesso patriottica, realmente libera in tutto e ad ogni costo, in primis nel pensiero. Il confino, la prigione, i proiettili scansati per un soffio (quasi tutti) non sono nulla, in confronto alla forza ed alla determinazione di un'idea: la potenza di questo personaggio sta nei suoi limiti, e viceversa; ma ben rappresenta un certo tipo di 'intellettuale' avverso ad ogni regime che la nostra nazione, nelle sue varie forme politiche, democratiche o meno, ha saputo plagiare, assorbire o semplicemente cancellare con la violenza. Contraltare ne è il personaggio di Leroy, servo del potere e privo di un proprio pensiero, che sopravvive viscidamente a qualsiasi cambiamento o sconvolgimento politico, rimanendo saldo al suo posto. Buoni gli interpreti (oltre alla Cardinale e Leroy c'è Adolfo Celi nel ruolo del padre della protagonista), ottima la sceneggiatura firmata Vincenzoni, Bolognini e Badalucco, Libera, amore mio! è una parabola forse un po' troppo semplicistica e riduttiva, ma sicuramente efficace, sulla libertà di pensiero e soprattutto sull'importanza di svilupparne uno (altrimenti il rischio matematico è un nuovo fascismo). 6,5/10.
Libera cresce, durante l'ascesa del fascismo, sotto i principi del padre anarchico; fiera nemica del regime - ed in particolare del locale gerarchetto Franco Testa -, tramanda la sua ideologia al figlio (che diventerà partigiano) e durante il conflitto nasconde in soffitta un oppositore del Duce. La attendono confino e prigionia, ma riuscirà a vedere - seppure per poco - la fine della guerra.
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