La recensione su La finestra sul cortile

di Antisistema

10 stelle

Ingmar Bergman forse per sminuire il talento di Alfred Hitchcock, lo definì un bravo tecnico. In effetto il maestro del brivido nei suoi anni migliori con la macchina da presa, era in grado di eseguire movimenti ed inquadrature innovative, sfruttando alla perfezione tutte le potenzialità tecniche del cinema, andando in contrasto con la mdp tenuta fissa per lo più dalla maggioranza dei registi. È anche vero che non è un autore profondo o di notevole spessore intellettuale, e alla fine i Cahiers du cinema nelle sue opere minori ci hanno visto molto più di quel che erano e nel libro intervista con Truffault, è indubbio che Hitchcock ci abbia marciato sopra visto che per la prima volta aveva innanzi un critico che lo lodava in toto per tutta la sua filmografia. La Finestra sul Cortile (1954), appaghera' di sicuro anche gli spettatori che dai thriller non si accontentano di arditi tecnicismi, ma anche di forti riflessioni.

In effetti c'è da dire che contenuto e forma nel cinema di Hitchcock coincidono, tanto che la Finestra sul Cortile di sicuro risulta essere il film che porta tale tesi all'estremo. La pellicola non è altro che una riflessione sul cinema e sulla fruizione filmica dello spettatore; ed il rettangolo dello schermo, corrisponde all'obiettivo della mdp e soprattutto a quello delle finestre delle varie case dei condomini di questo stabile abitativo. Hitchcock gioca con il suo protagonista e gli spettatori del film, che guidati dalle pulsioni proprie dell'essere umano, non riescono a non impicciarsi delle vicende altrui perché alla fine è bene ricordarlo, siamo tutti degli spioni come il nostro giornalista Jeff (James Stewart). L'essere umano ama vedere la privacy altrui, ne è intrinsecamente attratto in modo anche morboso, perché alla fine è incapace di guardare e giudicare sé stesso, oltre al fatto di non prestare attenzione a ciò che ha accanto a sé, come fa' Jeff ignorando Linda (Grace Kelly) che vorrebbe una proposta di matrimonio dal fidanzato che tarda ad arrivare.

Con la mdp Alfred Hitchcock fa' cose sovraumane; mantenendo non solo la suspace per tutta la durata del film che è ambientato tutto in una stanza (noi spettatori ci spostiamo di lì solo grazie al binocolo o all'obiettivo della macchina fotografica di Jeff) grazie a campi stretti, combinati con le numerose soggettive di Jeff che si uniscono agli ampi e ariosi movimenti di macchina che in piano sequenza ci mostrano le vite dei vari condomini; nonché di riflesso i possibili destini della coppia Linda-Jeff se convoleranno a nozze. L' autore riesce ad unire thriller, giallo, umorismo (il finale è divertente, povero Jeff) e tocchi da commedia romantica, con una miscela perfettamente riuscita.

Il tutto giunge al climax finale dove il nostro protagonista in sedia a rotelle sembra spacciato in tutto e per tutto; perché alla fine egli merita la punizione (lo sguardo dell'assassinio che è rivolto al pubblico più che a Stewart in effetti) per essere stato uno spione (e noi con lui). James Stewart si conferma il perfetto uomo qualunque adatto al cinema di Alfred Hitchcock; Grace Kelly un manichino di supporto, fa' la sua figura in bellezza ma non vale 1/100 di Ingrid Bergman tanto che Thelma Ritter le ruba tranquillamente la scena, nonostante gli abiti ed ha in effetti le battute di umorismo nero più efficaci. Grosso successo di pubblico e critica all'epoca ed ebbe varie nomination agli Oscar; ad oggi credo lo si possa considerare tra i capolavori del cinema.