Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
A New York L.B. Jeffries (James Stewart), fotografo immobilizzato a causa di una gamba ingessata, durante la sua convalescenza, passa il tempo scrutando le vite dei suoi vicini dirimpettai prima ad occhio nudo, poi sempre più interessato, usando binocolo e teleobiettivo, tentando inoltre di smorzare la pressante corte di Lisa Fremont (Grace Kelly), ragazza bellissima e raffinata, assistito dall'infermiera Stella (Thelma Ritter), dalla lingua tagliente ed affilata. Tra le varie vite che Jeffries sbircia - una signora sola, che ribattezza Cuore Solitario, una ballerina avvenente, un musicista, una coppia che cala quotidianamente giù dalla finestra del proprio appartamento un cagnolino con una carrucola, una scultrice, due neo-sposi un po' litigiosi - la sua attenzione viene catturata soprattutto da altri due coniugi, lui (Raymond Burr) un uomo grande e robusto, lei un'inferma a letto: dopo un'ennesima lite, la donna sembra sparita...
'La finestra sul cortile' appartiene alla ristretta cerchia dei film più famosi ed importanti del regista inglese e costituisce forse in assoluto il suo lavoro più teorico: difatti, più che la trama in sé, di matrice thriller, tratta da un racconto di Cornell Woolrich, affidato a John Michael Hayes per lo script, è fondamentale la messa in scena, che costituisce una delle più brillanti e riuscite metafore del cinema e di conseguenza dell'atto del guardare, dell'istinto voyeuristico portato all'ennesima potenza, nonché della figura dello spettatore che, grazie all'uso della soggettiva, si identifica con il protagonista, che anch'egli seduto, guarda, osserva, si diverte, si rilassa, si preoccupa, si spaventa e persino, a volte, magari annoiato da ciò che vede o perché stanco, addirittura si addormenta.
Tutto il film - come del resto affermano Truffaut e Hitchcock nel consueto ed illuminante libro-intervista-saggio - è pensato e strutturato su tre elementi: il vedere, ciò che si vede e la reazione a questo e, pensandoci bene, è proprio quello che (ci) succede ogni volta che, al cinema o su qualsiasi altro supporto, vediamo un film.
Al di fuori di questa lampante metafora, Hitchcock ha anche stavolta intessuto un inesorabile meccanismo dove suspense, ritmo e ironia si combinano efficacemente in un crescendo palpitante e ricco di emozioni, fino allo scontro finale tra il protagonista e il cattivo che, per una volta, ha modi tutt'altro che eleganti e raffinati, e dove è il buono a precipitare nel vuoto, con 'effetti' a dir poco paradossali, che si riflettono nell'ultima scena, giocata all'insegna della beffa.
James Stewart e Grace Kelly, entrambi alla seconda esperienza con Hitch, si prestano anima e corpo - specie il primo! - ai virtuosismi registici del maestro delineando un'ennesima coppia 'litigiosa' che continua una 'tradizione' ormai che si perpetua dai tempi di 'Ricco e strano' mentre gli altri attori degni di nota sono Thelma Ritter, Raymond Burr e Wendell Corey, nel ruolo di un detective che non crede a cio che Jeff 'vede'.
Un'opera seminale che, come 'Nodo alla gola', ha segnato tutto il cinema che viene dopo di essa.
Voto: 9,5 (v.o.s.).
Non entusiasmante la versione doppiata, ancorché meglio di molte altre.
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