Regia di Fernando Di Leo vedi scheda film
Se la speranza è quella di ritrovare le atmosfere e suggestioni di Scerbanenco, abbandonatela. Questo film va visto come prodotto a sé; soltanto così si può un minimo conferirgli i giusti meriti.
Liberamente ispirato dall'omonimo romanzo di Scerbanenco, questo film dallo stesso prende qualche dialogo e la trama di fondo ma ne stravolge il finale e smarrisce le atmosfere noir, complice, probabilmente, un Pier Paolo Capponi che per quanto bravo non sa rendere al meglio la profondità e autorevolezza dell'alter ego letterario. Tutto il cast non risulta particolarmente ispirato ma se non altro ciò diviene funzionale almeno per i giovani protagonisti che nel loro recitare approssimativo risultano più aderenti al modello reale, conferendo verismo alla scena. La colonna sonora risulta disturbante ma era tipica di quegli anni con le sue note dissonanti e aspre a sottolineare i frangenti più drammatici. Nel complesso, non il miglior Di Leo ma il regista fa sentire la sua mano là dove serve, nelle scene violente.
Non all'altezza del prodotto letterario, in ogni caso.
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