Regia di Natuck Baitan, Ernst Hofbauer vedi scheda film
….consiglierei la versione turca, a chi abbia la padronanza della lingua!
Il viennese Ernst Hofbauer (1925-1984) è stato uno di quegli autori (se così si possono chiamare) che avrebbero meritato di essere rivalutati e approfonditi, se non dai "Cahièrs du cinèmà", quanto meno da parte dei cultori del cinema bis (per non dire anche ter e quater).
Regista proveniente dalla gavetta e non dotato di particolare talento, dopo aver diretto senza infamia e senza lode banali films di genere, passò agli annali come responsabile unitamente ai "compagni di merende" (il montatore Walter Boos e il produttore Wolfgang Hartwig), della famigerata saga "Schulmadchen Report", fintissime pseudo inchieste sul comportamento sessuale delle studentesse la cui visione rendeva lecito il chiedersi se le attrici ingaggiate avessero raggiunto o meno la necessaria maggiore età.
In un'ottica di adesione al più bieco cinema commerciale, il nostro anomalo cineasta "degenere" trovò modo di raggranellar quattrini senza troppo dannarsi cedendo alle lusinghe della sgangherata cinematografia turca, la quale, nel tentativo di esportare il proprio prodotto anche al di là del Bosforo, attinse per un certo periodo ad attori, registi e maestranze di altri paesi europei a supporto degli assai poco esperienti operatori locali.
Dopo aver realizzato nel 1974 tra un porno e l'altro ed in cooproduzione con l'Italia un film dal discreto successo soprattutto in terra teutonica dal titolo "Che matti ragazzi", accettò la proposta dei produttori turchi di completare una squinternata trilogia comprendente anche "Che stangata ragazzi!" e "Che carambole ragazzi!", titoli entrambi codiretti, non si capisce bene con quale apporto, dal regista locale Natuk Baytan.
Quest'ultima pellicola ci narra la storia di tre scalcinati rapinatori che rispondono ai nomi, a dir poco assurdi, di Casanova, Fintotonto e Muscolone, vagamente ispirati a quei "tre supermen", inventati dal "vulcanico" produttore Italo Martinenghi nel decennio precedente, il quale, fra l'altro, ebbe a dirigere, in prima persona, una delle loro avventure più deprimenti e poveristiche giustappunto in terra turca.
Rivestono i rispettivi ruoli il nostro ottimo cascatore Alberto dell'Acqua (in arte Robert Widmark); un anonimo caratterista iraniano il cui nome non ci direbbe assolutamente nulla e, "ca va sans dire", il supereroe per eccellenza della cinematografia turca Cuneyt Arkin, che rivestirà negli anni a venire i panni del Rambo, del Superman e del Mad-Max di produzione locale (ebbene sì sono stati realizzati anche quelli!!).
Una volta usciti dalle patrie galere dopo l'ennesima rapina, l'informatore detto "Cinquepercento" (tale è l'aliquota della sua commissione) comunica a Casanova che un noto mafioso soprannominato "Il Padrino" (che fantasia!) si sta occupando di trasferire una grossa somma di denaro per il tramite dei suoi due figli idioti. La stessa informazione, che avrebbe dovuto rimanere segreta, viene però venduta dall'avido "Cinquepercento" anche agli altri due compari Fintotonto e Muscolone. Seguiranno confuse e farneticanti peripezie dei nostri tre ex amici, ora divenuti rivali, circa l'impossessamento del denaro.
Con un plot di rara idiozia e un copione malamente rabberciato, il film procede tra maldestre scimmiottature delle scazzotate alla "Bud Spencer & Terence Hill", nelle quali si spreca il buon impegno del nostro dell'Acqua; deilranti inseguimenti automobilistici; umorismo da prima elementare e miserabili figuranti locali che andranno a ricalcare i più scontati stereotipi di una Sicilia da fumetto, il tutto con l'aggravante dell'ambientazione turca.
A momenti che vorrebbero essere esilaranti se ne sostituiscono altri intrisi di quella comicità che noi sinceramente adoriamo e preferiamo, ovverosia quella involontaria.
A tal riguardo, non si può fare a meno di richiamare l'incipit costituito dalla presentazione, alla maniera de "Il Buono, il Brutto e il Cattivo", dei nostri tre protagonisti e che vede, come esordio, un Casanova gaudente in un bagno turco attorniato da bruttezze locali con una ballerina attempata e cellulitica recuperata da non si sa dove (probabilmente un'addetta alle pulizie) che esegue in suo onore una goffissima danza del ventre. Che dire poi di Muscolone che anticipa e dà vita a quello che sarà il "leitmotiv" del suo personaggio: essere scoperto in perenne flagrante adulterio dalla fidanzata "siciliana" Carmela (una caratterista turca oltremodo sguaiata e caciarona), pronta a vendicare l'onore armata di pistola ma altrettanto disposta a dimenticare tutto a ogni promessa di matrimonio dell'amato, promesse sincere
quanto certi spots elettorali di berlusconiana memoria.
Grazie all'inventiva di Hofbauer, manco fosse Billy Wilder, Casanova e Muscolone si renderanno altresì protagonisti di una delle gags più penose della storia del cinema: una rissa con irruzione in una camera d'albergo che andrà a interrompere un convegno amoroso tra un miserabile caratterista autoctono (che vedremo anche nel bergonzelliano "Daniela minislip", a prosecuzione di una fulgida carriera) e la sua novella sposa turca, assurdamente doppiata con improbabile accento bolognese e che non disdegna, tra un pugno e l'altro, le "attenzioni" dei nostri due supereroi.
Chi ha il coraggio di proseguire nella visione, ritmata dalla pessima colonna sonora da cartone animato di un irriconoscibile Stelvio Cipriani, non può senz'altro dimenticare i figli idioti del "Padrino", impersonati da coloro che dovrebbero essere i cloni turchi di Franchi e Ingrassia, agghindati con tanto di gessato nero, borsalino e cravattona sgargiante bianca (così tanto per non farsi notare!); il matrimonio "siciliano" di Carmela con la coreografia di un balletto tipico regionale al paese natìo del padre della ragazza (ambientazione e relativa tarantella sono ovviamente turche ma per Hofbauer va bene così!); nonchè il nostro Muscolone camuffato da poliziotto turco ma che parla anch'egli in siciliano (sic!).
Per evitare un comprensibile svuota1mento della sala durante la proiezione, lo sgangherato copione opta per piazzarci di punto in bianco anche la nostra Franca Gonella, una delle attricette più spogliate dell'italica Serie Z di quel periodo, la quale, anche in quest'occasione, ci risparmia ben pochi centimetri della sua epidermide. Nel rivestire la parte di una delle numerose conquiste di Muscolone, si renderà protagonista di alcuni momenti di assoluto "sculto": vedasi, al riguardo, il cocktail con il nostro fisicato supereroe galleggiando in piscina, che viene servito da camerieri che entrano in acqua completamente vestiti (mai vista una cosa del genere!), con il sottofondo della struggente musica di riciclo da "L'assassino è al telefono" dello stesso Cipriani; ciò senza dimenticare un'immancabile rissa per gelosia con l'assai più corpulenta Carmela, subito sedata dall'ennesima promessa di matrimonio di Muscolone.
Di questa bruttura incommensurabile, pare che la versione turca sia leggermente più lunga rispetto a quella da me visionata ma a chi non dispone di una perfetta padronanza della lingua, consiglierei di lasciar perdere.
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