Regia di Renato Savino vedi scheda film
La pellicola comincia letteralmente plagiando Banditi a Milano, il capolavoro di Carlo Lizzani uscito nel 1968: finte interviste per strada alla gente comune, titoli di giornale e toni drammatici sul crescendo inarrestabile della delinquenza nelle odierne città; segue quindi la storia di fiction vera e propria. E da qui in avanti le due pellicole divergono ampiamente: il motivo più evidente per tale distanza è che nel frattempo, a partire dai primi Settanta, è intercorsa la stagione del poliziesco (o poliziottesco) all'italiana, con le sue atrocità ostentate e il linguaggio sboccato, con le sue derive amorali e fascistoidi e quel gusto estremo per la spettacolarità degli inseguimenti e delle sparatorie; ma effettivamente non si può negare che la differenza fra Lizzani e Savino stia anche e soprattutto nel fatto che il primo è Lizzani e il secondo Savino. Per quest'ultimo è la quarta e ultima regia (in quattro anni), dopo un tris di commediole erotiche licenziate sotto lo pseudonimo Mauro Stefani; il regista è anche autore della sceneggiatura, nulla di particolarmente trash o sguaiato - ma nemmeno una storia tanto originale -, dichiaratamente ispirata a fatti di cronaca di quel periodo. In ciò il film aiuta a dare un'idea dei tempi che fossero, quelli degli anni di piombo e del terrorismo in prima pagina; oltre allo spunto, comunque, la denuncia sociale non va. La trama è infatti farcita di scene di sesso non indispensabili e di tensione (più che di azione) diretta con approssimazione; il cast è interamente composto di dilettanti o semidilettanti e, come è comprensibile, anche montaggio, fotografia e colonna sonora lasciano parecchio a desiderare. Tutto sommato, troppo sofisticato nei contenuti e nelle pretese per essere scult e troppo sciatto nella confezione per essere preso seriamente. 2,5/10.
Le imprese criminali di un gruppetto di ragazzi romani accomunati dalla viscerale adorazione per il nazismo: rapine, omicidi, stupri sono all'ordine del giorno e le forze dell'ordine paiono impotenti.
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