Regia di Gianni Amelio vedi scheda film
Il caso Majorana, su cui ha scritto anche Sciascia, ma impostando il discorso in diverso modo, tipo inchiesta commentata; Amelio ha fatto un film che non vuole essere un’indagine, e non lo è, ma un pensiero filosofico sulla vita e le sue scelte, la scienza messa a confronto con la vita, chi cerca di adattare la sua vita al suo pensiero scientifico e conviverci e chi assolutamente non riesce a far collimare le due strade, ma le dividerà in maniera personale e senza condividerle mai con gli altri. Una solitudine di vita dovuta alla genialità, che magari potrebbe essere stata messa in crisi anche dal fattore politico, o magari essere evidenziata, i dubbi rimangono tali, e le amicizie rimangono isolate, proprio dal fattore genialità, anche se la via di uscita la si cerca nella vita semplice o nella contemplazione, la delusione o il respingimento è sempre dietro l’angolo. Amelio affronta un argomento non facile, contribuendo a farci subire un fascino discreto della storia e delle atmosfere, che riescono a prenderci l’anima ed il pensiero in maniera giusta, anche se mai semplificata. Una storia che non apre mai la conoscenza completa di una personalità, perché tale è il risultato di quella vita, una complessa personalità che vive i suoi dubbi e i suoi ricordi, anche infantili, lasciandoci delle tracce, e se poi la morte è avvenuta o no, non è cosa importante, in fondo Majorana voleva solo interrompere i rapporti con le persone che conosceva, quindi morte morale o fisica, solo una scelta di un distacco, che noi ci aspettiamo concretamente, ma non è necessario che sia stato così.
uan storia che non aspira ad arrivare in fondo, ma a riflettere
una bella idea di cinema, anche se con destinazione Tv
una discreta interpretazione per un personaggio così emblematico
nel ruolo di Fermi, un attore, senza retorica, fantastico
nel ruolo appassionato e discreto della molgie di Fermi
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