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Ray

Regia di Taylor Hackford vedi scheda film

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La recensione su Ray

di hupp2000
9 stelle

Splendida e accattivante biografia di un genio della musica. Colonna sonora da urlo e magistrale interpretazione di Jamie Foxx.

Pur trattandosi di una produzione supervisionata da Ray Charles in persona pochi mesi prima di morire, il film evita adeguatamente qualsivoglia tono agiografico e non cade nella trappola dello stile documentaristico, che spesso appesantisce i racconti biografici. Al contrario, Taylor Hackford, regista californiano in fin dei conti di second’ordine, realizza un film spedito, appassionante e soprattutto istruttivo. I pochi, soprattutto giovani, che non conoscono la musica di Ray Charles, hanno l’opportunità di fare una esaltante scoperta. Chi, pur apprezzandolo, non ne conosceva la biografia, resterà stupito e soddisfatto. Infine, anche chi già lo conosceva a fondo non potrà non apprezzare la fedele ricostruzione di una vita e di un’evoluzione musicale stupefacenti. Già, stupefacenti. Ray Charles non fa mistero della sua lunga dipendenza dall’eroina, così come non si concede alcuno sconto sul suo disordinato rapporto con le numerose figure femminili che ne hanno accompagnato l’esistenza, a partire da quello con la moglie “Bea” (Della Bea Robinson), teneramente e intensamente interpretata dalla bravissima Kerry Washington. Il film ricorre a svariati ed efficaci flashback che riportano lo spettatore all’infanzia di Ray. La morte del fratellino, il sorgere della cecità all’età di sette anni, il ruolo centrale della madre sono tutti elementi che consentono una comprensione globale del personaggio, delle sue certezze e dei suoi dubbi, attraverso una lettura correttamente psicoanalitica del concatenarsi degli eventi.

 

Il film si aggiudica i due premi oscar più naturali possibili: miglior sonoro e miglior attore protagonista. La parte musicale è ovviamente di primaria importanza e riproporre le migliori creazioni del “genius” interpretate da altri era una vera e propria sfida. L’esecuzione e il concatenamento dei brani sono perfetti e riescono nel difficile compito di non far rimpiangere l’originale, come era invece avvenuto nel 1979 con il penoso “The Rose” di Mark Rydell sulla vita di Janis Joplin, buccia di banana nella carriera di Bette Midler.Qui, invece, abbiamo un Jamie Foxx in stato di grazia, come gli riconobbero lo stesso Ray Charles e la giuria che gli assegnò la strameritata statuetta. Pianista fin dall’età di tre anni, Jamie Foxx si getta nel personaggio anima e corpo, ne ripropone gestualità, espressione, movenze, ogni singolo tic in maniera impressionante. Intorno alla metà della visione, avevo quasi dimenticato che quello non fosse il vero Ray Charles! Ho dovuto riprendermi. Ricordo altre due prestazioni che mi procurarono lo stesso effetto. La performance di Marion Cottillard in “La vie en rose” di Olivier Dahan nel 2007, nel ruolo di Edith Piaf e quella di Eric Elmosnino in “Gainsbourg (vie éroique)” di Joan Sfarr nel 2010. Sono esperienze che hanno qualche cosa di magico.

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