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Ray

Regia di Taylor Hackford vedi scheda film

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La recensione su Ray

di sasso67
6 stelle

Non dev'essere semplice inventare sempre nuove storie per il cinema, se si deve considerare la quantità crescente di biografie filmiche (o biopic, come dicono a Hollywood) che soprattutto le major americane ci propinano. Un filone particolare è poi quello delle biografie maledette dei jazzisti e/o bluesmen e/o consimili, talvolta pensate e realizzate mentre ancora sono in vita: soltanto così, a colpo di memoria, mi vengono in mente "'Round Midnight" (1986) di Bertrand Tavernier, "Bird" (1988) di Clint Eastwood e "Bix" (1991) di Pupi Avati. Questo "Ray", sulla vita di Ray Charles, fu addirittura progettato con la stessa autorizzazione del Genius, mentre per quest'anno, ad esempio, è prevista la biopic di James Brown, morto appena il giorno di Natale dell'anno scorso.
"Ray" ha pregi e difetti e, grazie a Dio, alla fine dei conti i primi prevalgono sui secondi. L'inizio è lento, anche se condotto con notevole maestria dal veterano Taylor Hackford, un professionista che raramente tradisce sul piano della messinscena. Progressivamente, però, il film convince sempre di più, nonostante qualche ingenuità (i flashback del Ray bambino, con la madre che vuole farlo camminare con le proprie gambe per non farlo mai sentire un minorato), soprattutto grazie alla prova maiuscola di Jamie Foxx, che aderisce al personaggio con la stessa intensità di De Niro in "Toro scatenato" (1980). Purtroppo il film di Hackford non ha lo stesso taglio personale di quello di Scorsese, ma sa passare in rassegna con sufficiente sincerità i tradimenti coniugali di Ray Charles, l'abisso della droga, il bando razzista dalla Georgia, senza mai dimenticare quello che è stato il vero filo conduttore della vita del Genius, e cioè la musica, una musica che, inventivamente tradizionale (un riuscito mix di soul, country, jazz e rock'n'roll), ha saputo unire bianchi e neri nel cantarla, nel ballarla, nell'ascoltarla anche a distanza di anni.
E comunque, "Ray" riesce anche ad emozionare, soprattutto in alcuni momenti nei quali l'abilità registica si fonde con l'intensità delle situazioni e con la bravura degli interpreti, come nella scena della notizia della morte di Margie Hendricks, compagna di vita e di lavoro dell'artista, o in quella nella quale George, il fratellino che Ray aveva visto annegare in un mastello pieno d'acqua proprio sotto i suoi occhi (ovviamente prima di perdere la vista), gli dice che non è stata colpa sua, o, infine, quando il governatore della Georgia riabilita solennemente Ray Charles, chiedendogli scusa nel corso di una cerimonia nel corso della quale annuncia che "Georgia On My Mind" è stata assunta come inno ufficiale dello Stato.

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