Regia di Taylor Hackford vedi scheda film
Modesto, modestissimo biopic in perfetto stile hollywoodiano. Se Jamie Foxx aderisce alla parte con sconcertante precisione, interpretando addirittura alcuni brani, la forte impronta da blockbuster rende il film simile ad un album di figurine con didascalie. Taylor Hackford sacrifica ogni sfumatura alla leggibilità delle sequenze ed alla rapidità del fraseggio narrativo, dimenticando completamente la dimensione dello scavo e dell'esplorazione in profondità. Nessuno spazio è dato all'urgenza espressiva, al travaglio creativo: la statura artistica di Ray Charles è ridotta a formula commerciale e il suo strabordante talento penosamente oscurato dalle percentuali dei contratti. Se la vicenda biografica del personaggio è disegnata con esasperante pedanteria, le grandi scelte di vita dell'uomo sono trattate con imperdonabile sbrigatività: la decisione di passare all'eroina è presentata come un assurdo capriccio e la conversione alla causa antirazzista appare un inspiegabile voltafaccia. Il fumettone di Hackford non risparmia neppure l'introspezione(?), precipitando irrimediabilmente nello psicologismo e nella caricatura: le frequenti allucinazioni liquide di Ray sono puro comico involontario e i flashback "saturati" sui suoi traumi infantili gridano vendetta. Restano le stratosferiche esecuzioni musicali, troppo spesso interrotte da dialoghi mostruosamente inopportuni, e l'ennesima prova attoriale di stupefacente mimetismo. Ma di arte cinematografica, ahimè, neanche una lontana eco.
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