Regia di Saverio Costanzo vedi scheda film
Solo chi muore non ha più paura, perché solo chi muore ha visto la fine della guerra. Per i vivi la paura può essere una presenza quotidiana con la quale si è costretti a convivere sia mentalmente che fisicamente. La differenza sta nel modo in cui si risponde alla violenza, con altrettanta violenza, oppure con la dignità e la cultura di chi sa di avere ragione nel non poter lasciare la propria casa. La violenza degli invasori ha sempre il compito di provocare negli invasi quella reazione violenta che ne autorizzi la controreazione. Fino a quando questa non c’è, l’invasore non può avere il pretesto per punire i padroni di casa, restando costretto a dividere lo stesso tetto. Il problema è semmai capire fino a quando la famiglia degli invasi riesca a resistere ad una condizione sempre più pesante. Costanzo sceglie uno stile che vuole mettere più paura possibile nello spettatore, osando il nero assoluto nel momento dell’irruzione dei soldati e aprendo troppo la visuale di un armadio dove la figlia spia i soldati nelle loro normali discussioni. La forma sembra quella di un film horror moderno che vuole far sentire a chi guarda tutta l’angoscia della situazione, restando sempre vicina alle facce dei poveri palestinesi sempre più convinti di aver fatto la scelta giusta. La sostanza è quella di un film che racconta la guerra senza morti ma con tanta volontà di non mollare ciò che è proprio. Il film finisce forse prima che la situazione esploda così che la dignità e la cultura di un uomo e di quasi tutta la sua famiglia non possano che arrendersi. Per una volta comunque il martirio non sembra la soluzione.
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