Regia di Oliver Stone vedi scheda film
A Babilonia, nel 323 a.C., a soli 33 anni, Alessandro Magno (Colin Farrel), grande condottiero macedone, esala l'ultimo respiro e muore: attraverso il racconto della voce narrante di Tolomeo (Anthony Hopkins), ormai anziano, vengono narrati i principali fatti relativi alla sua breve ma intensissima esistenza.
'Alexander' è un polpettone indigesto diretto con mano pesante da Oliver Stone, che dagli 'abituali' e conosciuti campi di battaglia del Vietnam degli anni '60 e '70 sposta i suoi interessi verso quelli (forse letti sui libri di Storia) della Grecia prima e dell'Asia poi, in un'epoca antica, incentrando il film su una figura molto complessa come quella di Alessandro, re macedone, del suo tribolato rapporto con il padre Filippo (Val Kilmer) e con la madre Olimpiade (Angelina Jolie), del suo legame con Efestione (Jared Leto), delle battaglie di Gaugamela contro i Persiani di Dario III, l'entrata a Babilonia e il suo viaggio fino in India, culminante nella battaglia di Idaspe.
Oliver Stone dirige un film verboso e prolisso, dove riesce ad essere epico unicamente nelle scene guerresche, girate con dovizia di particolari la prima e belle scelte cromatiche la seconda, aiutato dalla magnifica fotografia di Rodrigo Prieto, in cui - a parte l'io narrante reso con enfasi da Anthony Hopkins - nessuno dei personaggi ha una sua minima credibilità: Colin Farrel, con lunga chioma bionda, ha più l'aspetto della rock star che quello di un re dell'antichità, così come ci viene tramandato nell'iconografia e lo stesso si può dire di Efestione, tacendo della madre Olimpiade di Angelina Jolie, praticamente coetanea del protagonista e di Val Kilmer, irriconoscibile nel ruolo del padre.
L'analisi di un personaggio storico e gli intrighi del potere - temi di fondo dell'opera e in generale del cinema di Stone - traslati in un'epoca da lui non conosciuta in maniera diretta, non lasciano il segno come altri suoi vibranti e polemici film del passato e così 'Alexander' si rivela un sonoro flop artistico e nonché commerciale, ma perlomeno è servito da lezione, in quanto il cineasta newyorchese è tornato a raccontare fatti e personaggi a lui contemporanei.
Voto: 4.
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