Regia di Oliver Stone vedi scheda film
Mettiamo da parte i libri, la verità storica, l'attenzione al realismo e alla correttezza formale che spetterebbe ad un peplum. Accorgiamoci invece della psichedelia, dello sfarzo, nella nevrosi, della mania di gigantismo sia di Stone che del suo protagonista, e potremmo vedere "Alexander" senza sputarci sopra. Magari Val Kilmer esagera un po', e sembra poco macedone e più americano, ma Angelina Jolie è straordinaria, sensuale come mai, e Colin Farrell è meglio di quel che si è detto. Certo esaspera la tragedia del suo personaggio recitando sopra le righe, ma dà perfettamente l'idea della grandezza delle ambizioni umane che cozza irrimediabile con la realtà. Come sentenzia Hopkins sulla fine, i sognatori ci uccidono. E' vero. Ci sbattono in faccia i nostri limiti, e ci fanno sentire colpevoli del nostro delitto nei loro confronti. Guardiamo alla Storia dell'uomo, a quei personaggi morti ammazzati, o semplicemente morti, che però in vita sono stati diversi, ambiziosi, che hanno voluto cambiare le cose. Nel bene o nel male hanno superato le colonne d'Ercole delle convenzioni umane e hanno conquistato vette altissime, magari solo dentro di loro. "Alexander" parla di quegli uomini. Ma ci parla anche della formazione umana, vero e proprio pericolo, a volte, delle geste folli degli uomini. Nato e cresciuto sotto il mito di Achille, sia come condottiero che come amante ambiguo, e soprattutto sotto la volontà rigida della madre e la presenza ingombrante del padre, Alessandro non poteva che proiettarsi così nel suo futuro. E il film di Oliver Stone, tra epica ed effetti splatter gustosissimi, ci racconta la sua storia più attraverso il fascino e la seduzione delle immagini che della storia e della Storia. Idee visive interessanti, che stonano tra sandaloni e tuniche antiche, eppure questo contrasto ci permette di vedere un'epoca ambigua e fondante tante filosofie di oggi, con uno sguardo diveso, più contemporaneo che ci allaccia irrimediabilmente alle nostre origini. Il cast semi-all star ha giusto sprecato la presenza di Jonathan Rhys-Meyers, che meritava meno limiti.
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