Regia di Oliver Stone vedi scheda film
Il “re sole”, ma non quello consacrato così dalla storia, piuttosto colui che il ridondante film del regista americano, Oliver Stone, sembra voler raccontare con il suo kolossal, Alexander. Infatti, dopo la visione del film, possiamo dire a pieno titolo che il “nuovo re sole” è Alessandro Magno, il conquistatore più famoso della storia.
Il film racconta lo straordinario viaggio di questo grande stratega che inizia quando, dalla Macedonia, dirige il suo esercito contro le armate persiane che controllano l’Asia occidentale e poi contro lo stesso impero persiano. All’età di 25 anni aveva già conquistato il novanta per cento del mondo conosciuto e la sua vita fu un susseguirsi di battaglie in campo e personali; dal rapporto complesso con il padre Filippo, a quello morboso con la madre Olimpia, fino alla sua amicizia con Efestione e i suoi matrimoni. Morì a 33 anni dopo aver costituito un impero mai visto fino ad allora ed entrando definitivamente nel mito.
La vita di Alessandro, scandita da eccellenti vittorie militari e destinata alla gloria, resta ancora un affascinante enigma sul quale gli storici di tutti i tempi si sono a lungo dedicati, uno su tutti Plutarco. Alessandro Magno non era solo un genio militare, ma un uomo di un’intelligenza arguta e soprattutto mai pago delle sue conquiste (solo in questo, molto simile agli attuali Bush senior and junior). Infatti, ogni traguardo era un passo in più verso un altro ancora da raggiungere e la sua ambizione non si fermava semplicemente al potere, ma anelava ad una conoscenza sempre maggiore (in ciò è evidente la differenza da tanti attuali ‘governatori’ del mondo).
Alexander è un “peplum” in piena regola, sfarzoso quanto ci si aspettava, non proprio approfondito quanto si dovrebbe, ma sostenuto da una regia di gran classe, che diventa addirittura pericolosamente esaltante nelle scene delle battaglie. Infatti, è dopo la visione di questo film che, certamente, si ha un’idea di cosa possa significare giustificare la guerra come “necessaria, intelligente” finanche bella ed affascinante.
Stone ha messo più anima nella guerra in campo che nella lotta più intima dell’eroe. E’ nell’’arte guerrafondaia’ che Stone sembra voler ribadire la natura quasi divina di Alexander. In realtà la vita di Alessandro è talmente complessa, e ancora per molti versi così poco svelata, che ogni adattamento sarebbe risultato incompleto, nonostante lo sfarzo hollywoodiano a cui Stone è votato. E’ abbastanza fastidioso il gioco su cui indugia continuamente il regista, a proposito della bisessualità di Alessandro, sul suo rapporto con Efestione, uomo che nella vita del condottiero rivestì un’importanza assoluta ed è qui relegato al ruolo di semplice amante.
L’augurio è che nessun docente di storia (ma anche di qualsiasi altra disciplina, compresa quella del buon costume) si sogni di far capire ai suoi discepoli che Alessandro era quello del film di Stone. Per carità! Infatti, dov’è quell’Alessandro di cui ci ha raccontato l’Iliade, allievo di Aristotele e con le idee di un sovrano illuminato, le cui fortune, ancora oggi illuminano gli audaci?
Questo kolossal di Stone si pone sulla stessa scia di quell’ormai divenuto genere, “kitch storico”, che ha come emuli Il gladiatore di Ridley Scott, Troy di Wolfgang Petersen, ma volendo andare indietro nel tempo ha come prototipi Nicholas Ray di Il re dei re, Robert Wise di Elena di Troia, Anthony Mann di El Cid, William Wyler di Ben Hur, ecc. Solo per questo si potrebbe giustificare la scelta dello stesso casting: un’imbarazzante Angelina Jolie, “madre rock-star”, Anthony Hopkins che biascica alla maniera di certi uomini di potere, ormai in disuso; Colin Farrell che sembra a tutti costi voler recitare la parte del ‘bbono’ bisex-omosex, fino alla fine rimane un mistero.
Chissà se, in un’indomani ormai prossimo, qualcuno potrà celebrare alla stessa maniera di Stone i fasti guerrafondai di una famiglia che oggi è conclamata ancora con il nome Bush, seppure senior e junior. Che a nessuno venga in mente l’idea di aggiungere l’aggettivo maior. Perché la storia, quella vera, rimane ed è senz’altro quella dei piccoli grandi uomini. Proprio com’è nel caso di Alessandro, che ci piace ricordare così, dimenticando Stone. Giancarlo Visitilli
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