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Saw. L'enigmista

Regia di James Wan vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su Saw. L'enigmista

di Paul Hackett
4 stelle

Un misterioso maniaco che si fa chiamare Jigsaw (a quando uno di nome Rebus, Sudoku o BigKahunaReef?) sequestra e costringe a sadici giochi psicologici malcapitati poveri cristi allo scopo, oserei dire didattico se non ne percepissi il ridicolo, di fargli apprezzare il dono della vita... con l'unico risultato, nel mio caso, di farmi apprezzare il dono del telecomando e la sublime possibilità (che, maledizione, avrei potuto sfruttare prima di appallarmi totalmente) di cambiare canale. I motivi per cui questo thrillerino confuso, contorto e pieno di incongruenze sia diventato un culto per tanti appassionati, fino a generare, ad oggi, ben sei sequels (che eviterò accuratamente di guardare) sono, per quanto mi riguarda, assolutamente inspiegabili: il film di James Wan, giovanissimo e sconosciuto regista sino-malese-australiano che con questo "Saw" ha praticamente vinto al Superenalotto, è una pellicola furbetta che occhieggia in maniera scaltra ai montaggi adrenalinici e allo stile (finto)sporco (ma in realtà patinatissimo) dei vari serial polizieschi alla CSI, per creare un prodotto immediatamente riconoscibile (e godibile) da un pubblico prevalentemente giovane e dal gusto medio appiattito da anni di serial tv. Personalmente mi sono annoiato: "Saw" non fa paura, non mette tensione (forse giusto un po' nel comunque non eclatante colpo di scena finale), non risulta minimamente convincente: le motivazioni di Jigsaw sono grottescamente artificiose, i personaggi appena abbozzati, i loro comportamenti forzati e incongrui, la trama pretestuosa e improbabile. Non mi è sembrato nemmeno un film particolarmente truculento, come annunciato da più parti: un grande bluff anche da questo punto di vista anche se ammetto che la cosa non mi è dispiaciuta, dal momento che non sopporto il gore e i sadismi assortiti. Cast piuttosto incolore: gli unici nomi di un certo rilievo sono il bravo Danny Glover e un imbolsito Cary Elwes, che francamente non mi faceva impazzire quando era (relativamente) sulla breccia, figuriamoci ora che è già da un pezzo nella fase discendente della sua parabola artistica. Voto parecchio mediocre.

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