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Pagine dal libro di Satana

Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film

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La recensione su Pagine dal libro di Satana

di OGM
8 stelle

Colpisce, in questo film, la sua sostanziale sovrapponibilità con il coevo Destino di Fritz Lang, con cui ha in comune la struttura a episodi - che ripropongono, in  diverse epoche storiche, il medesimo tragico tema – e la fatale figura del protagonista, che qui è il Diavolo, e là è la Morte.  Entrambi hanno ricevuto da Dio un’ingrata e macabra missione, che semina infinito dolore sulla Terra, e in cui la posta in gioco è la salvezza eterna. Satana, l’angelo caduto, è stato condannato a indurre l’uomo al male, e la Morte, a sua volta, ha l’incarico di spegnere la fiammella della vita e consegnare le anime al Cielo. A tutti e due è, però, offerta una possibilità: il primo riceverà uno sconto di mille anni sulla pena per ogni persona che resisterà alle sue tentazioni, il secondo potrà ridonare, ad una giovane sposa, il suo defunto amore, a patto che questa, viaggiando nello spazio e nel tempo, riesca a sottrarre alla morte  almeno uno dei protagonisti di tre drammatiche storie. In entrambi i casi,  la salvezza finale sarà affidata al materno sacrificio di una donna, che preferirà morire, pur di evitare che un bambino venga ucciso. Come nel film di Lang, anche nell’opera di Dreyer l’incondizionata capacità di amare, tipica dell’animo femminile, si contrappone alla perfidia di tanti personaggi maschili, inclini all’odio e al tradimento, perché attratti dal denaro (Giuda Iscariota, nel primo episodio), traviati dalla lussuria (il monaco don Fernandez, nel secondo episodio), sedotti dal potere (il servo Joseph, nel terzo episodio) ed accecati dal fanatismo (Rautamiemi, nel quarto episodio). Sullo sfondo di questi esempi negativi, e di una moltitudine umana che si lascia facilmente trascinare all’ingiustizia ed alla crudeltà  (il Sinedrio ed il popolo di Gerusalemme, i torturatori ed i delatori dell’Inquisizione, i giacobini nella Rivoluzione Francese, l’Armata Rossa nella guerra civile russa), Dreyer colloca, come supreme eroine di purezza e lealtà, Maria di Betania, Isabel, la contessina Geneviève de Chambord, Naimi. Anche gli uomini sono vittime (come Gesù Cristo, don Gomez de Castro, Luigi XVI, Paavo), ma, mentre questi sono destinati ad uscire di scena, è alle donne che tocca il difficile compito di sopravvivere, soffrire e continuare a combattere. È questo un aspetto solitamente trascurato dalla critica, forse dimentica del fatto che il romanzo The Sorrows of Satan (1895), a cui il film è ispirato, è stato scritto da una mano femminile: quella della poetessa inglese Marie Corelli (Mary Mackay). Pagine dal libro di Satana è, quindi, sotto mentite spoglie, un film in rosa, caratterizzato, per altro, da un raffinato gusto estetico per gli ambienti, gli oggetti e gli arredi: emerge, dalla cura delle immagini, una vibrante sensibilità pittorica per il dettaglio e la composizione, che combina romanticismo ed elementi naïf, ed è tipica dell’arte Biedermeier, lo stile preferito dalla borghesia tedesca del primo Ottocento.  In conclusione, quello che ci troviamo davanti è un Dreyer attento al realismo storico, che cosparge la sua opera di precisi riferimenti documentali (al Vangelo di Giovanni, al pamphlet rivoluzionario Le Père Duchesne, al Catechismo Rosso dei bolscevichi), ma non rimane immune da una certa frivolezza: una frivolezza in cui, del resto, aleggia lo spirito dei primi anni Venti.

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