Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film
Il Male è da sempre presente nella Storia, ma l'uomo può riscattarsi ascoltando la voce divina che sempre parla all'interno della sua coscienza: un cumulo di crasse superstizioni e fandonie cristiane guida Dreyer, cresciuto in una famiglia luterana, in questo suo terzo lungometraggio, tratto da un racconto di Marie Corelli e sceneggiato dal regista insieme a Edgar Hoyer. Il debito di riconoscenza verso Intolerance di Griffith è palese: medesima suddivisione in quattro capitoli storici per giungere ad una tesi cristiana, medesima incontinenza nella durata della pellicola: là erano due ore tonde, qui si sfiorano le due ore e venti di lunghezza. Dreyer ha senz'altro fatto di meglio, d'altronde si tratta di un lavoro giovanile e comunque contenente una serie di momenti interessanti e toccanti (lo sguardo di Giuda alla tavola dell'ultima cena, ad es.). 5/10.
Secondo quello in cui credono i Cristiani, Dio rinnegò il suo angelo Satana e lo spedì sulla Terra per tentare gli uomini alla malvagità e rovinare le loro esistenze. Per ogni atto malvagio compiuto, Satana si sarebbe guadagnato mille anni di inferno. Lo troviamo così alle prese con la crocifissione di Gesù, l'inquisizione e la rivoluzione francese: tutti progetti satanici perfettamente riusciti. Ma nella Finlandia del 1918, flagellata dalla guerra civile, Satana non viene ascoltato.
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